Spot pubblicitari, programmi televisivi, riviste patinate e quant’altro fanno della chirurgia plastica ed estetica uno dei temi più in auge che tocca da vicino tutti, sia uomini sia donne.
Dal trucco alla barba fatta e curata, dall’uso di parrucche, tinture e taglio di capelli stravagante o complicato, all’abbronzatura esasperata e alle estenuanti sedute in palestra o dal dietologo fino ad arrivare ai trattamenti estetici e chirurgici … vasta è la gamma di escamotage usati per sentirsi più sani ma soprattutto sentirsi e vedersi più belli.
E così dove la natura si è dimostrata più matrigna che benigna ci pensano padre chirurgo e colleghi a plasmare e rimettere il corpo in armonia.
L’idea di intervenire chirurgicamente o chimicamente spesso germina da un vissuto sofferto di personale inadeguatezza e insicurezza dovuta ad una reale imperfezione fisica.
Sono i casi in cui il bisturi fa bene sia al corpo sia all’anima.
Esiste però una cospicua casistica di persone che disapprovano il proprio corpo a causa di una distorta percezione corporea. Sono i dismorfofobici.
Ossessionati dalla preoccupazione di poter avere un supposto difetto o una menomazione fisica visibile che comprometta la propria immagine corporea, hanno all’attivo numerosi interventi chirurgici e nonostante siano costantemente insoddisfatti dei risultati sono sempre alla ricerca di un nuovo difetto da correggere.
Questa menomata accettazione di se può essere talmente invasiva da portare la persona a trascurare altri aspetti fondamentali quali la propria salute, le performances in ambito scolastico o professionale, le capacità relazionali.
L’evitamento sociale e relazionale, inoltre, viene perseguito perché si è convinti che il difetto fisico mina a tal punto il proprio aspetto o lo rende persino mostruoso e ripugnante tanto da attrarre gli sguardi e le risa altrui.
Infine, la chiusura verso l’altro è alimentata dalle crisi aggressive dirette nei confronti dei familiari, incolpati di “non fare niente” per aiutarli.
Il presunto o reale difetto è fonte di indicibile sofferenza, tanto che sono riscontrabili anche atti suicidari.
Frequenti sono le condotte tese a migliorare, nascondere o eliminare il difetto fisico.
Quasi immancabili, i ripetuti controlli medici, soprattutto di dermatologi e chirurghi plastici, sono finalizzati sia ad essere rassicurati nei confronti dell’angoscioso fardello sia a richieste di interventi o terapie correttive.
Le idee di deformità possono riguardare l’intera persona, la forma e le dimensioni corporee, oppure singole parti anatomiche come cute, naso, occhi, capelli, sopracciglia, orecchie, bocca, denti, mandibola, seno, glutei, genitali o essere ricondotte alla fobia di emanare cattivi odori o al delirio di parassitosi.
Il comportamento oscilla tra il continuo controllo della propria immagine allo specchio e l’evitamento di tutte le superfici rifrangenti.
Le idee dismorfofobiche si muovono su un continuum inerente la fobia, l’ossessione, l’idea prevalente o sopravvalutata e la convinzione delirante.
Sovente, in queste persone si riscontrano sintomi depressivi, quali profonda tristezza, marcata labilità emotiva, ritiro sociale e perdita di piacere ed interessi.
Dr.ssa Anna Carderi