Crimini sessuali e la pedofilia.

L’ampio mercato commerciale di pornografia pedofilica e i reati sessuali contro i bambini, costituiscono una parte significativa di tutti i crimini sessuali riportati ultimamente dalla cronaca.
La pedofilia si distingue dalle altre parafilie (esibizionismo, voyeurismo, frotteurismo, masochismo e sadismo sessuale, feticismo e feticismo di travestimento) per la presenza di impulsi sessuali e fantasie eccitanti che implicano attività sessuale con un bambino prepubere. Tali ideazioni sono ripetitive, intrusive, incoercibili, monotematiche.
Secondo i criteri del DSM-IV, il soggetto con Pedofilia deve avere almeno 16 anni, ed avere perlomeno 5 anni in più del bambino. L’attrazione pedofilica può dirigersi in senso omosessuale, eterosessuale o verso entrambi i sessi. Essa può concretizzarsi in un comportamento seduttivo nei confronti del bambino, che è coinvolto in giochi con riferimenti sessuali, nella masturbazione del bambino o da parte di lui, in rapporti orogenitali o in rapporti sessuali veri e propri, che comportano vari gradi di violenza.

Queste attività sono di solito giustificate o razionalizzate sostenendo che il bambino ne ricava piacere sessuale o che era sessualmente provocante o che esse hanno valore educativo. I soggetti possono scegliere come vittime i propri figli/figliastri, parenti oppure bambini al di fuori della propria famiglia. Alcuni scelgono attività lavorative che li avvicinino all’oggetto del loro interesse. Specie coloro che abusano spesso dei bambini, sviluppano complicate tecniche per avere accesso ai bambini, che possono includere guadagnare la fiducia della madre del bambino, sposare una donna con un bambino attraente, scambiarsi bambini con altri pedofili, o, in casi rari, adottare bambini di paesi sottosviluppati o rapirli. Tranne i casi in cui il disturbo è associato a sadismo sessuale, il soggetto pedofilo può essere attento ai bisogni del bambino per ottenere l’affetto, l’interesse, e la fedeltà del bambino stesso allo scopo di impedire che questi riveli l’attività sessuale. Il più delle volte, però, questo tipo di attività è mista ad un certo grado di violenza e di sadismo, e talvolta sfocia nell’omicidio.

In questi soggetti, le anomalie di personalità sono frequenti e possono essere abbastanza gravi da giustificare una diagnosi di disturbo di personalità. Spesso si riscontra un disturbo narcisistico di personalità, o una patologia narcisistica del carattere. In effetti, alla base della pedofilia si ritrova una intensa identificazione narcisistica col bambino, con fantasie di fusione con l’oggetto ideale o di ripristino di un Sé giovane e idealizzato, che serve a puntellare la fragile autostima del pedofilo; l’interesse per il bambino è sotteso anche dall’identificazione con la madre (specie nella pedofilia omosessuale), per cui il pedofilo si interessa del bambino come avrebbe voluto che la mamma si interessasse di lui. Spesso, queste dinamiche di tipo riparatorio combinandosi a dinamiche di tipo sadico, trasformano l’attività sessuale col bambino in una forma di vendetta (molti pedofili sono stati a loro volta oggetto di attenzione sessuale nell’infanzia) con una sorta di identificazione con l’aggressore, e di riscatto attraverso il controllo e il predominio su un oggetto debole e indifeso. A volte è presente una compromissione della capacità di avere un’attività sessuale reciprocamente affettuosa, dettata dalla paura di avere rapporti con partner adulti; possono essere presenti disfunzioni sessuali.

Il disturbo inizia di solito nell’adolescenza. La frequenza del comportamento pedofilico varia spesso secondo lo stress psicosociale. Il decorso è di solito cronico, specie in coloro che sono attratti dai maschi. È da rilevare che, nonostante la pedofilia coinvolga più frequentemente vittime di sesso femminile, il tasso di recidive dei soggetti con pedofilia con preferenza per i maschi è all’incirca doppio rispetto a coloro che preferiscono le femmine.