Depressione post-partum

depressione post partumLa depressione post-partum comprende tre quadri diversamente distinguibili in maternità blues, depressione minore (nevrotica, lieve, atipica) e depressione maggiore.

Maternity Blues, è caratterizzata da pianto, astenia, umore depresso, ansia, irritabilità, cefalea, diminuzione della capacità di concentrazione e da un leggero stato confusionale.

La sua frequenza è del 40-50%. I sintomi si manifestano dopo 3-4 giorno dal parto ed hanno una durata di circa una settimana, entro la quale si risolve completamente. In alcuni casi però può evolvere in un quadro depressivo vero e proprio o in una psicosi puerperale.

La maternity blues appare collegata all’atteggiamento psicologico della donna verso la maternità. Nei primi giorni dopo il parto infatti le angosce di separazione e di perdita sono vissute intensamente, l’orientamento affettivo della donna è mutevole e l’incertezza sulle proprie capacità materne non ancora sperimentate è molto presente.

Depressione minore, all’umore depresso si associano sensazione di esaurimento fisico più evidente nelle ore serali, irritabilità, diminuzione dell’appetito, riduzione del desiderio sessuale, insonnia, risentimento/ostilità e sintomi somatici di varia natura.

Tipica è l’insicurezza circa la propria capacità materna, vissuta dalle donne in modo conflittuale e colpevolizzante, che può tradursi al tempo stesso in una eccessiva preoccupazione per il bambino e in una ostilità nei suoi confronti più o meno manifesta.

È presente da parte della neomamma una continua pretesa di sostegno e rassicurazione.

Il disturbo può risolversi in media entro sei mesi o può presentare recidive successive che possono assumere tutte le caratteristiche del Disturbo Distimico. Infine il disturbo può cronicizzarsi in uno stile di vita nevrotico spesso accompagnato da aspetti fobici e ossessivi.

Depressione maggiore. La sintomatologia della depressione maggiore appare più grave e persistente rispetto alla depressione minore, può essere associata a confusione ed avere un esordio acuto.

Il vissuto delle pazienti rispetto alla maternità e all’accudimento del bambino può manifestarsi in sentimenti eccessivi e perfino deliranti di inutilità e autoaccusa accompagnati da agitazione o rallentamento motorio, spesso temono di danneggiare i propri figli, di essere causa di malattia per mezzo del loro inefficace accudimento, o possono convincersi che i loro bambini non sono sani nonostante le smentite del medico.

Le idee di suicidio sono ricorrenti e il comportamento delle donne imprevedibile, esso può sfociare in condotte autolesive o eterolesive  a danno del bambino (infanticidio e omicidio).

La prevalenza del disturbo è del 3-6%.

La psicosi puerperale, che corrisponde spesso ad uno stato misto maniaco-depressivo, si caratterizza per la presenza di sintomi psicotici quali disorientamento, labilità emotiva, agitazione o più raramente spiccato rallentamento psicomotorio e stupore. I deliri, che per lo più riguardano il neonato o la propria incapacità ad accudirlo, sono spesso associati a sintomi ossessivi. Può essere presente ideazione suicidaria, molte volte non espressa per i sentimenti di colpa provati dalla paziente ed è possibile che le allucinazioni la spingano a compiere un infanticidio.

L’esordio della psicosi puerperale avviene in modo brusco, di solito, nel primo mese dopo il parto, più spesso entro 2- 3 giorni.

Gli stress psicosociali come ad esempio la condizione non coniugale, un parto cesareo o la morte del feto costituiscono secondo alcuni Autori un fattore di rischio per la psicosi puerperale.

La prognosi è generalmente buona anche se in occasioni di successive maternità il rischio di recidive è del 30% circa.

  dr.ssa Anna Carderi