I pazienti affetti da parafilie sono difficili da trattare in quanto solo di rado sono intenzionati a rinunciare ad una soluzione erotica che gli produce intenso piacere.
Di conseguenza, la richiesta di trattamento emerge, di solito, a seguito di difficoltà relazionali connesse alla pratica perversa o come, nel caso della pedofilia, quando i comportamenti dissociali e criminali divengono oggetto giuridico da parte dell’autorità giudiziaria.
Partendo da tale presupposto, nella scelta del trattamento, occorre necessariamente valutare la motivazione a farsi curare, la forza dell’Io, ma soprattutto la psicopatologia eventualmente associata. Ad esempio, un pedofilo che uccide nel corso di uno scompenso psicotico, deve essere oggetto di terapia non solo per le dinamiche di violenza delittuosa e sessuale che caratterizzano il suo comportamento deviante ma, anche, per i suoi sintomi psicotici. Ciò, in quanto, ogni tentativo terapeutico, al di fuori di quello mirato alla personalità complessiva o alla malattia psichica concomitante (schizofrenia, mania, debolezza mentale, demenza) è destinato a fallire.
In questi casi, più che mai, dove l’approccio terapeutico non può prescindere dall’instaurarsi di una relazione terapeutica valida e prolungata, si deve prendere atto che un problema al trattamento psicoterapeutico della pedofilia è costituito, non solo dalla scarsa disponibilità motivazionale alla terapia da parte del paziente, ma anche dalla riluttanza dello stesso terapeuta a farsi carico del paziente pedofilico. Di fatto, un atteggiamento pervaso da intense reazioni controtransferali di disgusto, ansia e disprezzo può, attraverso la messa in atto di un comportamento giudicante, compromettere l’iter terapeutico dando luogo ad una sorta di “moralizzazione” del trattamento e del paziente.
Per quanto riguarda la farmacoterapia, inerentemente all’aspetto compulsivo del disturbo, discreti risultati, si ottengono con l’uso di neurolettici o nella terapia con litio, imipramina e fluoxetina,
I farmaci antiandrogeni (ciproterone acetato e medrossiprogesterone acetato) vengono usati in casi selezionati poiché presentano seri effetti collaterali (ipertensione, diabete, embolia polmonare). Essi riducono sia la compulsività sessuale sia l’abilità di rispondere fisicamente allo stimolo attraverso l’erezione. Inoltre, sembra riducano anche le fantasie sessuali, ma non rappresentano una soluzione a lungo termine in quanto agiscono riducendo la spinta sessuale in sé, ma non hanno alcun effetto sulla deviazione parafilica. Anche l’uso di farmaci serotoninergici si è dimostrato efficace nel trattamento dei pedofili, poiché aiutano a regolare l’umore, a ridurre la compulsione sessuale e i pensieri sessuali ossessivi. Infine, la castrazione, usata in alcuni contesti criminologici, ha un significato cautelativo e punitivo, ma non ha comunque senso terapeutico.
Nonostante il trattamento del disturbo pedofilico sia particolarmente urgente, per le conseguenze drammatiche che esso può determinare, va considerato che gli esperti parlano solo di riduzione o gestione del comportamento deviante e non di eliminazione. Ciò in quanto nessuna terapia sembra garantire risultati a lungo termine.
dr.ssa Anna Carderi