La scuola è il luogo dell’informazione, dell’educazione e del sapere ma soprattutto della formazione.
È qui che ora dopo ora, giorno dopo giorno vengono forgiati i nostri figli sia nell’apprendimento sia nella sfera socio-relazionale ma soprattutto nel proprio Sé, nella propria autostima.
I continui tagli rimandano l’immagine di una società che non è più disposta ad investire sulle nuove generazioni e invece di favorire un vissuto scolastico positivo e stimolante, spesso favorisce un’esperienza scolastica negativa e frustrante che demotiva ad apprendere e a convogliare le propri energie intellettuali in un percorso formativo attivo.
Un ambiente depauperante, questo, che spesso fa sperimentare la pena dell’apprendere e del vivere, invece di far godere della gioia di imparare, di auto realizzarsi e di vivere. Ne risulta una generazione caratterizzata da scarsa fiducia nelle proprie capacità e possibilità e dall’assenza di piacere nell’usare il proprio pensiero.
Una condizione socio-educativa questa che può solo licitare o amplificare pregressi vissuti di disagio personale propri del ragazzo, demotivarlo e favorire l’abbandono della scuola o ripercuotersi sulle aree di sviluppo della propria personalità, sfociando nel disadattamento, nella devianza e nella marginalità.
Così la risultante è che a un pregresso disagio personale se ne somma un altro, quello scolastico.
Come riconoscerlo?
Esso può manifestarsi con varie modalità, tra cui comportamenti di disturbo in classe, irrequietezza, iperattività, difficoltà di apprendimento e di attenzione, difficoltà di inserimento nel gruppo, scarsa motivazione, basso rendimento, abbandono e dispersione scolastica, bullismo o apatia.
Solitamente sono ragazzi chiusi, aggressivi e auto svalutanti, dediti anche a comportamenti trasgressivi (uso occasionale di stupefacenti, appartenenza a bande, intimidazioni a soggetti più deboli) e/o autolesivi.
Altre volte il disagio è mascherato dietro la noia, la scontentezza, il disinteresse, circoscritto alla scuola o generalizzato ma comunque correlato a una fluttuazione o abbassamento del rendimento.
Cosa può fare un genitore per la scuola?
Innanzitutto vivere la scuola in modo consapevole e promuovere momenti di confronto con l’ente e gli altri genitori. Il coinvolgimento dei genitori nella gestione della scuola è essenziale se si vogliono ottenere risultati e raggiungere obiettivi fondamentali. Se i genitori sono indifferenti o avversi nei confronti della scuola, se c’è astio o contrattazione verso gli insegnanti, non si favoriscono processi educativi e culturali importanti.
Occorre quindi superare le chiusure reciproche per realizzare una cooperazione effettiva, disinibita, aperta, profonda e spendersi nel tentativo di apportare un contributo fattivo alla scuola attraverso una partecipazione attiva che consiste nel:
– promuovere e rafforzare l’alleanza educativa nei confronti dell’operato dei docenti;
– facilitare la circolazione di informazioni, esperienze e buone pratiche;
– portare risorse e richieste costituendo ad esempio una banca del tempo per scambiare momenti di assistenza ai compiti o ad eventi per piccoli gruppi di studenti (“difficili” e non);
– condividere problematiche comuni facendo rete per cercarne insieme le soluzioni usufruendo di gruppi di autoaiuto e anche di forum e sportelli on line;
– proporre e realizzare azioni condivise (documenti, eventi, progetti, etc.) su tematiche scolastiche ed educative;
– aprire un confronto con le istituzioni territoriali (Provincia, Ufficio Scolastico Territoriale, etc.) anche partecipando stabilmente a tavoli istituzionali sulla scuola;
– chiedere il sostegno di figure professionali (psicologi, psicopedagogisti, psicoterapeuti) .
… E per i nostri figli cosa possiamo fare?
Innanzi tutto rivitalizzare il rapporto, imparando ad ascoltare i bisogni dei propri figli e a “sentire” imparando anche ad accettare le rispettive carenze e difficoltà, attraverso lo scambio di idee, attività e aiuti reciprocamente utili.
Il rispetto e l’accettazione rappresentano il primo passo per fornire dei modelli di comportamento più evoluti e collaborativi, che inibiscano anche il ricorso alla violenza.
I genitori al pari della scuola, dovrebbero motivare anche attraverso l’uso di premi ed elogi. In questa ottica gli interventi punitivi dell’adulto dovrebbero essere volti a rendere il ragazzo consapevole delle conseguenze dei propri atti.
Inoltre, i genitori dovrebbero assistere i figli riguardo all’approfondimento individuale del lavoro scolastico e favorire il superamento dei problemi abituandoli a riflettere sui loro rapporti sociali attraverso momenti e attività extrascolastiche, che valorizzino le proprie abilità e competenze, come progetti ed eventi da realizzare nell’ambito dello sport, del lavoro, del sociale, etc.
L’obiettivo è quello di favorire la crescita personale e far crescere i nostri ragazzi nella consapevolezza di capire chi sono e cosa vogliano realizzare, favorendo così il pieno sviluppo della persona.
dr.ssa Anna Carderi
tratto da “Il Nuovo”