Educazione alla salute sessuale nelle scuole, tra necessità e responsabilità.

L’aumento delle malattie sessualmente trasmesse (circa 340 milioni di nuovi casi l’anno), la precocità dell’età d’inizio del primo rapporto sessuale, il mancato o scorretto uso di meccanismi protettivi e l’aumento dei rapporti promiscui con partner multipli, rende necessario l’inserimento di programmi di educazione alla salute sessuale nella scuola.

È dall’inizio del secolo che è in corso in varie sedi un ampio dibattito sul tema ma indubbiamente la riluttanza degli organismi socio-istituzionali e familiari italiani a promuovere progetti riguardanti l’educazione sessuale nei giovani è tanto forte da condizionarne l’introduzione nei programmi scolastici, tant’è che rispetto agli altri Paesi siamo in netto ritardo.

In Svezia dal 1956 l’educazione sessuale è obbligatoria per tutti i ragazzi dai 7 ai 19 anni.

Negli Stati Uniti è stata introdotta come materia di insegnamento nel 1965 mentre in Canada è obbligatoria dal 1984.

In Francia è obbligatoria come informazione sessuale, nei programmi di scienze dal 1973.

Da noi, la più recente proposta di legge a cui non si è comunque dato seguito è del Novembre 1992.                         Le controversie che ostacolano l’inserimento di programmi di educazione alla salute sessuale nella scuola sono perlopiù di natura ideologica, morale o religiosa.

Le resistenze maggiori spesso vengono proprio dai genitori e dagli educatori e fanno riferimento sia al timore che parlare di sessualità possa costituire un incentivo a praticarla, sia alla preoccupazione che vengano trasmessi dei valori incoerenti con quelli familiari. Parlare di sessualità lungi dall’essere un incentivo a praticarla, consente all’adolescente l’adozione di pratiche sessuali sicure che lo tutelino da gestazioni indesiderate, interruzioni volontarie di gravidanza, dal possibile contagio di malattie veneree.

L’educazione sessuale consente tra l’altro nella persona lo sviluppo di un pensiero critico nei confronti delle pressioni esterne ai comportamenti a rischio e l’assunzione di comportamenti responsabili e preventivi. Aumentare le conoscenze sulla sessualità promuove la consapevolezza dei propri pensieri ed emozioni, fornisce gli strumenti cognitivi ed emotivi per prendere decisioni autonome e consapevoli e stimola la strutturazione di una positiva immagine di sé. Inoltre consente l’apprendimento di comportamento favorenti il benessere fisico e la prevenzione sanitaria come l’autopalpazione genitale per la lotta alle malattie tumorali.

Fortunatamente molte scuole italiane, facendo propri i dettami dell’OMS e riconoscendosi il ruolo primario di divulgazione e prevenzione dei rischi, hanno avviato programmi di educazione alla salute, educazione socio affettiva e sessuale, promuovendo la sessualità come un valore positivo e come parte integrante della identità personale, non disgiunta dagli altri fattori di personalità, intellettivi, affettivi e morali.

È proprio attraverso la divulgazione di una educazione sessuale e affettivo-relazionale, che le scuole si assumono la responsabilità di prendersi cura dei nostri ragazzi e delle loro vulnerabilità accompagnandoli in un percorso di crescita spesso difficile e confusivo. Per contro il silenzio inevitabilmente li espone a paure, ansie, sensi di colpa ed eccessi che rischiano di ripercuotersi negativamente sullo sviluppo della personalità.

dr.ssa Anna Carderi