Panico collettivo

Il modo in cui la folla agisce indotta dal panico diviene una delle forme più disastrose di comportamento umano collettivo.

panico collettivo

Di fatto quando, in una situazione di emergenza, ciò che accomuna le persone è essenzialmente una reazione di panico spesso il risultato è che le centinaia o migliaia di esseri umani implicati diventano, in quanto massa, una forza agglomerata che può trasformarsi in una furia devastatrice, rappresentando essa stessa il pericolo di una catastrofe distruttiva; la gente comincia a muoversi in modo più veloce del normale ed iniziano a spingere con il risultato che i contatti tra le persone diventano sempre più pressanti.

Tali contatti fisici in una situazione di affollamento compresso causano pressioni pericolose fino ad arrivare ad abbattere delle barriere.

Due sono i risultati: da una parte la fuga diviene più lenta in quanto ostacolata dalla gente che agisce da ostacolo, dall’altra vi è la tendenza ad assumere un comportamento di massa, facendo ciò che le altre persone fanno.

Le conseguenze sono schiacciamenti, soffocamenti, blocchi delle uscite che si traducono in numerosi morti e feriti indipendenti dall’evento che ha provocato il panico.

Tre ricercatori europei, D.Hebling e Tamàs Vicsek, dell’Università di Budapest, Illé Farkas, dell’Università di Dresda hanno analizzato molti casi di folle in preda al panico, utilizzando anche tutti i filmati disponibili su eventi di questo genere.

La prima osservazione da cui sono partiti è il potere di “spersonalizzazione” che il panico induce nelle persone. In molti casi, infatti, porzioni significative della folla si trovano nelle immediate vicinanze di una via di fuga alternativa rispetto a quella che tutto il gruppo sta cercando di utilizzare. Tutta la gente si dirige verso la stessa uscita, ma lateralmente è magari disponibile, un’opportunità di salvezza drammaticamente facile.

Il dato, tragico, è proprio questo: il panico della folla scavalca ogni minimo e possibile comportamento razionale, esaltando una cieca vocazione autodistruttiva. Un esempio di tali conseguenze risale al 29 maggio del 1985, quando a Bruxelles durantela Coppa dei Campioni 38 persone, quasi tutte italiane, morirono schiacciate in un angolo dello stadio di calcio; 400 furono i feriti gravi.

Proprio quelle immagini testimoniano il comportamento paradossale di una folla in preda al panico; centinaia di persone ammassate in una porzione delle gradinate dello stadio, mentre alle loro spalle vi era il vuoto. Potevano arretrare facilmente, ma ciò non avvenne.

                                                                                                                           Dr.ssa Anna Carderi