Lo psicologo è un professionista che lavora nel campo della salute con competenze e funzioni specifiche.
Il suo lavoro consiste nel favorire un cambiamento a livello psichico e comportamentale, attraverso degli strumenti specifici, di cui i principali sono la relazione, l’ascolto e il contenimento.
Attraverso tali modalità esso è in grado di empatizzare con i vissuti della persona, riconoscerli ed analizzarli in profondità per capirne le cause ed i motivi profondi e favorire così maggiori consapevolezze che possano portare ad un cambiamento.
La possibilità di condividere ed esplorare in profondità, con un professionista competente, i propri vissuti, le proprie ansie e debolezze e di capirle insieme, porta all’acquisizione di nuovi strumenti psichici e relazionali.
Ciò consente di definire il significato che l’evento assume per la persona stessa per poi collocarlo all’interno della sua esistenza.
Si tratta, sostanzialmente, di compiere un percorso di ricerca del significato dove ciò che viene trasformato non è l’evento in sé, ma l’impressione, il significato e il sentimento associati alla sua rappresentazione.
L’opera principale dello psicologo consiste nell’aiutare a gestire lo sconvolgimento emozionale, a facilitare il recupero funzionale abituale, a rafforzare la resilienza, a prevenire il peggioramento dei sintomi.
Un intervento che mira alla riduzione dello stato di crisi presente, per ripristinare nel soggetto il livello di funzionamento pre-critico nel più breve tempo possibile.
Conseguentemente il focus di intervento in situazione di crisi è posto sulla valutazione del problema presente e delle risorse disponibili, sull’adattamento delle strategie di risposta, sullo sviluppo di nuove strategie di fronteggiamento / risposta, sulla necessità di far conoscere strategie di coping adeguate per far fronte ad uno stress elevato in modo da facilitare, attraverso la normalizzazione delle reazioni, un reinquadramento dell’esperienza critica o traumatica.
La terapia non si riduce ad un semplice parlare. E’ un parlare terapeutico, un fare “outing” in modo catartico, che consente alla persona di esperire un senso di riorganizzazione spazio-temporale degli eventi e di possibilità di auto-controllo.
Freud affermava che rivivendo l’esperienza traumatica all’interno di una relazione, l’individuo può dare un senso a quello che gli è successo e trasformarne così anche le sensazioni del ricordo.
Ciò che spesso si verifica in una situazione critica è l’incapacità di dar sfogo ad emozioni particolarmente intense e di reagire ad esse in modo fattivo. Tale incapacità espressiva di tipo emozionale comporta un’intensa esplosione o meglio implosione che anestetizza la persona che spesso non sa come si sente “davvero”.
Per far superare tale empasse alla persona è indispensabile, aiutarla nella ricerca e nell’espressione delle proprie emozioni, di quei ricordi di sgomento e incredulità che attanagliano il vissuto psicofisico e ridurre la probabilità di uno scivolamento del soggetto verso il disturbo di personalità favorendo l’emergere di alcune caratteristiche di personalità quali il narcisismo inteso come un’immagine soddisfacente e amabile di sé, il corretto riconoscimento dei propri limiti; la responsabilizzazione personale, l’autostima, l’assertività, la capacità introspettiva, le competenze comunicative, di problem solving ed empowerment, un locus of control equilibrato tra interno ed esterno, la self efficacy, la capacità di chiarire la propria scala valoriale per creare il proprio progetto di vita e la ristrutturazione cognitiva che comporta la ridefinizione della situazione critica.
In questo modo, lo psicologo fornisce gli strumenti che consentono alla persona di modificare l’immagine che ha di se stessa, sia di fronte a sé sia di fronte agli altri, favorendo a sua volta la riduzione delle distanze con gli altri e la trasformazione dell’immagine della persona ferita, non più vittima sofferente, ma costruttrice attiva della sua esistenza.
Ciò inevitabilmente comporta che le strategie di coping si orientino in modo trasformativo andando a minare e a contrapporsi a quel senso di frammentazione, di annullamento del sé e di autosvalutazione tipica del coping regressivo (Solano, 2001).
Tutto ciò concorre a modificare il peso stressante dell’evento, introducendo la constatazione che esso, poiché controllabile, è gestibile e che l’ esperienza di ciascuno può essere riorganizzata secondo delle coordinate emotive diverse.
Dr.ssa Anna Carderi
Tratto da Carderi A. Accoglienza in urgenza in Trauma e psicologia dell’emergenza. Accogliere, traghettare, riequilibrare,(a cura di R. Gorio), Kappa ed., 2011.