Stress da incidente critico (CISM)

stress da incidente critico carderiOgni condizione che turbi l’equilibrio del sistema individuo-professione-ambiente può essere un potenziale fattore di stress.

Le reazioni di stress possono essere la conseguenza di  eventi o situazioni che provocano una pressione straordinaria sulla persona.

Nel condizionare l’entità della risposta, oltre alla natura dello stressor sono molto importanti anche l’intensità, la frequenza e la durata dello stimolo: stressor troppo potenti, frequenti e prolungati sono in grado di superare la possibilità di resistenza dell’organismo, e di iniziare un processo patologico.

Tra le varie forme di stress, una particolarmente grave è lo stress da incidente critico. Il Critical Incident è stato definito da Mitchell e Everly [1996] come: “ qualunque situazione capace esercitare nell’individuo un impatto fortemente stressante, tale da annientare i meccanismi di coping solitamente utilizzati “.

In genere lo stress traumatico è il risultato di un attacco singolo, improvviso e violento che colpisce e mette in pericolo un individuo, o qualcuno vicino a lui, sia fisicamente sia psicologicamente.

Esso si caratterizza per il fatto di essere indotto da un evento traumatico specifico  cosiddetto “incidente critico”. Gli eventi critici sono eventi improvvisi ed inaspettati,  che sconvolgono la nostra sensazione di controllo, implicano una percezione di minaccia, possono comportare delle perdite fisiche e/o emotive e violano i presupposti abituali su “come funziona il mondo” tanto da compromette il senso di stabilità e di continuità fisica o psichica di una persona ed  interferire negativamente nell’utilizzo dei propri schemi cognitivi e skills.

Quindi, l’evento traumatico è qualcosa di così sconvolgente e dirompente, che non riusciamo a gestire con efficacia a livello psicologico, in quanto le nostre risorse risultano insufficienti. Per usare una metafora di Freud, dobbiamo pensare ad una diga costruita per controllare una certa portata d’acqua, che viene improvvisamente travolta da una massa d’acqua superiore alle sue capacità.

Come conseguenza di eventi traumatici possiamo sperimentare vari momenti di crisi intesa come “uno stato temporaneo di turbamento e di disorganizzazione, caratterizzato prevalentemente da un’inabilità a fronteggiare una particolare situazione utilizzando i metodi abituali di risoluzione dei problemi” (Fernandez, 2002).

Anche se in realtà ci sono delle differenze tra le persone nel modo di rispondere agli eventi critici, il Critical Incident tende comunque a produrre nell’individuo delle forti reazioni emotive che, in alcuni casi hanno un impatto minimo, ma in altri, potrebbero anche arrivare a interferire negativamente con il normale funzionamento della persona ed a ridurre considerevolmente le sue capacità lavorative.

Agli inizi, ad esempio sulla scena dell’evento, esse si manifestano con intontimento e un generale senso di disorientamento, ma possono arrivare a manifestarsi anche con un vero e proprio malessere o disagio psicologico che, se non trattato con la dovuta attenzione, può evolvere nel tempo in quadri clinici seri, come ad esempio il Disturbo Acuto da stress o il Disturbo PostTraumatico da stress (PTSD come viene in genere citato nella letteratura internazionale).

Oltre alle vittime  stesse, le persone più soggette a sviluppare tale sindrome sono gli operatori, sanitari  e non ( autisti soccorritori, infermieri, medici, psicologi, forze dell’ordine, vigili del fuoco, etc.) che operano in emergenza. Al pari delle vittime, negli operatori questa condizione può generare, nel tempo, diversi effetti che vanno da un forte disagio ad uno stato di conclamata patologia. Può, altresì, produrre una forte diminuzione delle proprie capacità personali e professionali, che si esprime anche attraverso un senso di disagio, un disorientamento nella scena dell’evento fino ad un vero e proprio malessere, che non permette di ottenere l’indispensabile sintonia con gli altri operatori con i quali si trova ad operare. Non permette di utilizzare in modo corretto i protocolli operativi o linee guida; non permette di valutare con la necessaria lucidità le esigenze del paziente o dei pazienti (Triage) e le appropriate modalità terapeutiche da utilizzare. Inoltre, si può riscontrare una insufficiente valutazione dei pericoli presenti sulla scena dell’evento.

La Critical Incident Stress Sindrome può evolvere nel tempo portando il soggetto a manifestare quadri clinici differenti. Tra i più frequenti vi sono il Disturbo Acuto da Stress e il Disturbo Post Traumatico da Stress.

L’opera principale dello psicologo si esplica su due versanti quello della persona vittima di incidente e quella dell’operatore.

Inerentemente alla vittima l’intervento consiste nell’aiutare a gestire lo sconvolgimento emozionale, a facilitare il recupero funzionale abituale, a rafforzare la resilienza, a prevenire il peggioramento dei sintomi.

Si tratta di un intervento diverso dalle modalità classiche di lavoro psicologico poiché si rivolge a persone “normali” che reagiscono normalmente ad una situazione anormale ed estrema, mostrando reazioni che non sono da considerarsi patologiche e che non richiedono interventi terapeutici tradizionali.

Il compito di mitigare lo stress negli operatori può essere organizzato come processo continuo di prevenzione, intervento precoce sul luogo e follow-up immediato.

Uno degli strumenti più accreditati per soddisfare le esigenze di intervenire nelle situazioni di grave stress è il Critical Incident Stress Management. Ideato da Jeffrey T.Mitchell e George S. Everly Jr.

Gli interventi possono assumere la forma di training, consulenze di defusing, debriefing e counseling di crisi.

 Dr.ssa Anna Carderi