Lo sapevate che i pendolari sono soggetti al sovrappeso?
Proprio così!
Che si viaggi per motivi di lavoro o di studio, mediamente, ogni 16 chilometri percorsi sulla tratta casa-lavoro/scuola, l’indice di massa corporea cresce di 0,17 punti, con impatti significativi sul peso. Se la distanza è maggiore, il rischio di andare incontro a obesità sale addirittura del 10 per cento.
Il motivo è da rintracciare nelle levatacce mattutine (dormire poco fa ingrassare), nel poco tempo a disposizione per effettuare una regolare attività fisica e negli spuntini non proprio salutari consumati durante il viaggio.
Pensiamoci per un attimo!
La tratta casa-scuola-casa spesso sottopone i nostri ragazzi a ritmi di alimentazione incongrui.
La tipica giornata alimentare di nostro figlio pressappoco inizia con una colazione assente e, una volta fuori casa, prosegue con spuntini o merende molto ricche di grassi. Poi, nell’attesa del bus o del treno che lo riporti a casa, spizzica o mangia cibo spazzatura come pizza, hamburger e patatine e spesso e volentieri tornato a casa pranza per la seconda volta.
Il risultato?
Alla fine dell’anno scolastico avremo un figlio obeso.
Quindi, care mamme, se vogliamo evitare ciò dobbiamo fare più attenzione e magari adottare delle precauzioni salva dieta.
Come?
Educhiamolo ad assumere uno stile di vita sano basato su una corretta alimentazione e su un’adeguata attività motoria.
Anziché costruire un ambiente obesogeno intorno a nostro figlio cerchiamo fin da quando è piccolo di:
- Incentivare l’attività fisica e renderlo più libero di muoversi e d’incontrarsi con i compagni;
- Non spingerlo a vuotare il piatto;
- Contrattare le occasioni in cui certe golosità sono permesse;
- Non avere scorte di cose buone come merendine, bibite gassate etc., soprattutto se il bambino rimane solo in casa;
- Evitare cibo davanti alla televisione.
Ricordiamoci che un bambino e un ragazzo obeso … ha poca autostima … ha scarso rendimento scolastico
… non partecipa ad attività con i coetanei con conseguente emarginazione per diversità.
Infine, non si può pretendere che il bambino cominci a mangiare in modo sufficientemente corretto se noi genitori non diamo il buon esempio.
dr.ssa Anna Carderi