Da sempre pensati come il motore del cambiamento, i giovani d’oggi sono bloccati in una sorta di “immobilismo” lavorativo ingiunto dalle richieste di una società in crisi che da una parte inneggia al successo e alla stabilità economica ma che dall’altra offre solo instabilità.
All’interno di questo complesso quadro storico-sociale per chi è appena uscito dall’università trovare lavoro non è facile.
Dopo centinaia di curricula vitae inviati e colloqui che non portano a trovare lavoro ci lasciamo assalire da tanti i dubbi fino a pensare che non abbiamo nessuna speranza di riuscita.
Quali sono le strade per uscire da questo impasse?
Invece di lasciarsi demoralizzare dalle inevitabili difficoltà dobbiamo guardare ai curriculum, alle inserzioni sui giornali, ai colloqui e alle estenuanti file nelle agenzie di lavoro interinale come allo sforzo necessario per arrivare ad un contratto o ad una collaborazione. In fin dei conti lo stesso Pareto affermava che l’80% dei risultati è dovuto al 20% degli sforzi che fai per ottenerli!
Il primo passo è quello di uscire dallo stereotipo della crisi ed entrare nell’ottica che cercare lavoro è un lavoro a tutti gli effetti. Una ricerca che può impegnare un numero considerevole di ore ogni giorno.
Quindi, bando alla sfiducia il consiglio, innanzitutto, è chiedersi che tipo di lavoro stiamo cercando sulla base del “ cosa voglio fare e cosa sono adatto a fare?” invece del “quale lavoro faccio?”.
Offrire la giusta combinazione di competenze è tanto essenziale quanto evitare di sottoutilizzare il talento e le proprie potenzialità. È indispensabile far emergere quelle qualità che non possono essere insegnate e che, a parità di esperienze professionali e formative, sono determinanti nell’assunzione.
Una volta compreso cosa “farò da grande” dobbiamo saperci confrontare con un mercato in continua evoluzione in cui va avanti solo colui che sa padroneggiare un ampio numero di strumenti che gli permettono di affrontare in modo creativo il mondo che lo circonda. Investiamo su di noi a cominciare dalla formazione e dai programmi di tutorato adeguati al fine di aggiornarsi sulle innovazioni del proprio campo di specializzazione, acquisire nuove competenze utili per proporsi in nuovi ruoli e aprirsi nuove opportunità di lavoro.
A tal fine, è bene creare una vera e propria rete di contatti fruttuosi con persone che potrebbero segnalarci attività e impieghi interessanti o con cui condividere interessi, esperienze lavorative, etc. È inoltre molto importante essere presenti sul mercato del lavoro virtuale.
Sfruttiamo pure le opportunità che gli strumenti digitali come social network, app, blog, forum, video, siti web ci offrono.
Impariamo ad utilizzare questi strumenti al meglio tenendo sempre ben presente che molte aziende si avvalgono del social recruiting, ovvero selezionano i potenziali candidati tramite l’utilizzo dei social network valutandoli in prima battuta da ciò che pubblicano su Facebook. Quindi meglio evitare post di dubbio gusto o che potrebbero urtare la sensibilità altrui e sfruttare a pieno le potenzialità del social prescelto costruendosi un profilo ad hoc.
Quali che siano i canali che sfrutteremo per trovare lavoro occorre reinventarsi, ripensarsi, senza farsi prendere dalla paura di dover chiudere per sempre in un cassetto i propri sogni e le proprie aspirazioni ed immaginarsi impegnati in qualcosa di totalmente diverso e nuovo.
Uno dei problemi che hanno i giovani come tutti i disoccupati è la difficoltà di adattare le proprie aspettative, aspirazioni e capacità all’attuale condizione del mercato del lavoro. Questo non significa che dobbiamo accontentarci accettando senza diritto di recesso un lavoro al di sotto delle proprie competenze ma semplicemente di viverlo come un’opportunità oppure come un passaggio in attesa di tempi migliori.
Quel che non si deve fare è stare a casa se c’è l’opportunità di lavorare.
È vero che il lavoro deve essere congeniale alla personalità del soggetto, ai suoi interessi e alle sue attitudini, che una buona retribuzione contribuisce indubbiamente all’apprezzamento di una professione e che il lavoro deve offrire una possibilità di sviluppi futuri, sia in termini di carriera, sia in termini di concreta e continua applicabilità della creatività individuale ma più dura tale condizione di disoccupazione e più rischiano di scadere le motivazioni e di deteriorarsi le competenze, con l’esito di restringere le possibilità per i giovani di inserirsi con successo nel mercato del lavoro.
Chi non riesce a mettere in campo strategie di adattamento, anche accettando qualche compromesso al ribasso pur di non rimanere fermo e inoperoso, rischia di scivolare nella problematica categoria dei Neet (Not (engaged) in Education, Employment or Training).
Il must è “fare esperienza”, una qualsiasi esperienza che porti ad una sperimentazione e ad un maggior conoscenza di sé in attesa di tempi migliori. Nel far ciò oltre ad adattarsi alle condizioni che il mercato offre, possiamo sempre decidere di fare esperienza all’estero.
Infine non è da sottovalutare l’aiuto di un coach del lavoro, che sicuramente può darci un sostegno pratico, anche solo per capire in che modo è meglio muoversi!
dr.ssa Anna Carderi