Oggi la sessualità pare essersi affrancata dall’affettività…
… ci si attende che sia autonoma e autosufficiente e che venga giudicata solo in base al grado di soddisfazione che può arrecare (Bauman Z., 2004).
Una sessualità performativa, basata sul fare per dimostrare, spaventosamente riduttiva e meccanica in cui conta solo la quantificazione disumanizzante del ‘quanto è durato’ e ‘quanto spesso’, bypassando l’assioma del corpo come linguaggio e della sessualità come relazione.
In questo scenario dove l’erezione è divenuta qualcosa da esibire e la sessualità uno strumento di affermazione non stupisce il nascente fenomeno del doping sessuale.
Cosa è che spinge al doping sessuale?
In una società, fattrice della Generazione L, dove la parola d’ordine è vietato invecchiare, ingrigire ed ingrassare, aumenta la necessità di mantenere una buona performance sessuale al fine di accedere e soddisfare la richiesta di una sessualità “performativa”.
Una sessualità, quella performativa che presuppone l’obbligo di dimostrare la capacità di avere una erezione performativa…ergo … per dire sono capace di “avere un erezione” … “farla godere” ecc. occorre essere anche nella posizione di poterlo fare!
Questa necessità inevitabilmente stimola e genera fantasmi rispetto all’idea dell’efficienza erettiva che condizionano e modificano il nostro rapporto col mondo, con il nostro corpo e con la nostra identità. Perchè se si insegue l’ideale di una sessualità performativa, basata sul solo passaggio all’azione penetrativa, tale ricerca inevitabilmente innesca anche la paura di non raggiungerla mai… l’ansia performativa. Ne risulta che le aspettative di lui e di lei siano intrise dell’angoscia performativa implicante la perfetta esecuzione dell’azione sessuale.
Il terreno fertile che ha concorso alla nascita di una sessualità performativa e al conseguente doping sessuale è rintracciabile nelle false aspettative, nei siti trappola, nell’industria farmaceutica e pornografica che hanno nel tempo creato aspettative irrealistiche rispetto alle prestazioni sessuali, alimentando un modello competitivo e individualistico che non ammette fallimenti basato sulla prestazione più che sulla relazione riducendo l’altro, il partner, al mero oggetto della nostra esibizione.
Una falsa rappresentazione della realtà sessuale, questa, che impone di ricercare approcci sessuali immediati e veloci, riducendo, fino ad azzerarli, il corteggiamento e i preliminari. Comportando una scissione fra sesso e amore svuotando la sessualità della dimensione relazionale, emozionale e sentimentale e dato luogo al diffondersi di una varietà di nuovi comportamenti sessuali che è possibile sperimentare online e ad un aumento le perversioni soft.
Un erotismo senza corpo, narcisista e autoreferenziale che annulla l’interdipendenza erotica tra i sessi e alimenta il terrore performativo del maschio, che sente il proprio pene piccolo, inadatto o incapace di reagire vigorosamente davanti ad un partner reale.
Questo “dimostrare” qualcosa a qualcuno spesso fa si che la persona rifugge dalle occasioni prossime inter-relazionali… si accontenta di piacere, di stimolare il desiderio e accendere il piacere dell’altro (Sextin, alienazione dal rapporto sessuale, pornodipendenza web, masturbazione compulsiva).
Inoltre, questa affermazione di se stessi attraverso la sessualità esige una qualità genitale che può degenerare in pretesa perfezionistica … Ciò alimenta la ricerca di un’arma sempre più performante!
Tale necessità è stata accolta e cavalcata dagli innumerevoli siti-trappola che promettono e non mantengono prestazioni super ‘Quattro volte meglio del Viagra!’ con rimedi di dubbia efficacia che garantiscono che ‘La lascerai senza fiato!!!’
Tutta questa divulgazione non scientifica unita ad ignoranza, false aspettative e convinzioni erronee alimentano sia il mito di una sessualità performativa sia le speculazioni intorno all’erezione performante creando la domanda e la patologia stessa. Di fatto, le pressioni insite nella richiesta performativa e la conseguente paura di non sentirsi sufficientemente preparato possono avere un ruolo preminente nell’insorgenza, nella gravità, nell’esacerbazione o nel mantenimento della disfunzione stessa o produrre altri problemi psicologici relazionali o organici.
In questo scenario dove l’atto sessuale è confinato ad un mera performance la pillola può essere vissuta come un dopante migliorativo della prestazione.
In questo scenario urge la necessità di rieducare l’opinione pubblica in modo da operare una revisione di certi valori soggettivi e di nuovi comportamenti che permettono alla persona di rimettersi in gioco, rafforzare e migliorare l’idea che ha di se stesso; perché anche il farmaco più portentoso se avulso dal contesto della relazione di coppia perde di significato e valore, diventa un evento meccanico privo di risonanze emotive profonde.
dr.ssa Anna Carderi
tratto da Lui lei e le nuove aspettative. Sessualità performativa e doping sessuale. 5° Congresso nazionale ASS.A.I. Roma, 17-18 novembre 2017