Sull’orlo di una crisi d’amore: limerence

limerence crisi d'amore… chi di noi spinti dal desiderio per l’altro non ha sfogliato una margherita struggendosi nel pensiero del proprio amato e nel chiedersi m’ama .. non m’ama … sperare che nell’ultimo petalo risiedesse la positiva quanto reale conferma di essere ricambiati?

Un desiderio di reciprocità che alimenta pensieri e gesti inconsueti che ci porta a dire e fare cose che esulano dal nostro quotidiano modo di rapportarci al mondo, ribalta i nostri piani … perché per amore siamo disposti a tutto.

Comportamenti irrealistici che attuiamo quando innamorati speriamo e bramiamo che l’altro nutra per noi  lo stesso interesse.

Il tutto rientra nella normale amministrazione amorosa.

Ma quando l’essere amata dall’altro diventa l’unica nostra prerogativa parliamo di limerance.

Termine coniato da Dorothy Tennov, la limerence indica un innamoramento estremo dove il disperato bisogno di reciprocità è la conditio sine qua non che l’alimenta.

In questo bisogno di reciprocità l’altro viene fortemente idealizzato come il partner perfetto e investito della necessità di essere contraccambiati e riconosciuti.

È il desiderio di reciprocità che lega il limerente all’altro, lo imprigiona e, di fatto, gli toglie il senno. Probabilmente è la condizione di limerence per Angelica, la principessa dei Catai, che fece perdere il senno all’ Orlando furioso di Ariosto. E come Orlando, il limerente ha una distorta percezione del reale interesse dell’altro che lo porta a leggere come corrispondenza sentimentale tutto quello che l’altro fa.

Una brama incontrollata che sfugge al controllo della ragione e si traduce in pensieri invadenti che rasentano l’ossessivo tanto che tutto il resto perde di valore e interesse, conta solo l’essere ricambiato dalla persona amata.

Un desiderio corrosivo che muove ogni cosa, ogni pensiero e ogni azione.

Un desiderio accentratore e totalitario che lo nutre, lo fa sentire vivo come non mai ma che al tempo stesso gli toglie il respiro e lo atterrisce al sol pensiero di non essere corrisposto o di poterlo perdere.

La scarsa reciprocità o il rifiuto porta la persona limerente ad estremizzare i proprio comportamenti di attaccamento per cui aumentano sia le richieste di attenzione e rassicurazione sia la dipendenza emotiva ed affettiva in modo da ristabilire l’avvicinamento e quindi la reciprocità dell’altro.

La stessa sessualità diventa il metro di misura dei sentimenti, della vicinanza e della reciprocità e viene  strumentalmente usata per ristabilire la vicinanza.

L’amore non corrisposto induce sentimenti di tristezza che portano il limerente a fare di tutto pur di superare  l’ostacolo alla reciprocità e quando la corrispondenza manca egli scivola in uno stato di tristezza, angoscia e depressione.

Un attaccamento smisurato quanto disfunzionale dove il bisogno di vicinanza non viene mai saziato e non lascia spazio ad una evoluzione più matura del rapporto di coppia.

La persona, prettamente focalizzata sul pensiero irrazionale dell’altro e dominata dalla paura di essere rifiutata o abbandonata, è incapace di organizzare il proprio comportamento e le proprie risposte emotive tanto che la mancata reciprocità o disponibilità da prima sminuita e giustificata può successivamente sfociare in eccessi di rabbia.

Tale rifiuto se vissuto come una sconfitta può far emergere vissuti frustranti di tipo fallimentare tali da innescare meccanismi di riconquista di tipo aggressivo e il limerente può assumere il volto dello stalker o del love addicto.

La limerenza trova terreno fertile nella bassa autostima e in stili di attaccamento con il caregiver disfunzionali che tendiamo a riproporre nel qui ed ora.

 di Anna Carderi