terapia sessuale in ipnosi

Sessualità e Ipnosi: l’Autosuggestione Ipnotica Negativa

Nella sessualità umana, l’autosuggestione e l’immaginazione sono costantemente in azione cosicché se entrambe assumono valenza negativa possono contaminare l’esperienza sessuale stessa e dare origine a disturbi nella sfera sessuali di natura psicogena (Aroaz, 1980).

L’autoipnosi negativa (AIN) che viene così a crearsi si nutre essenzialmente di credenze, ricordi, pensieri, idee e immagini mentali negative su cui la persona rimugina in un autocolloquio negativo e autosuggestionante tale da aumentare l’ansia, inibire il desiderio sessuale e originare vere e proprie disfunzioni sessuali (Kaplan, 1979; Araoz, 1980, LoPiccolo, 1980) sia di natura psicogena sia organica.

Questo autocolloquio negativo, per le sue caratteristiche ipnotiche convince la persona di non essere capace di “…. avere un’erezione”, “…. soddisfare il  partner”, che non c’è speranza e che quindi la sua condizione non cambierà mai (Carderi A. 2013)

L’AIN depaupera il pensiero e l’esperienza sessuale della spontaneità, la contamina con l’ansia (Aroaz, 1980) innescando e successivamente cronicizzando comportamenti sessuali disfunzionali.

Il fenomeno dello spectatoring (Masters e Johnson 1970) è un esempio di come l’associazione tra l’AIN e un’immagine mentale negativa possano originare, esacerbare o mantenere il disturbo sessuale.

Una componente rilevante del lavoro sessuologico di ristrutturazione e/o decondizione riguarda proprio i fenomeni dell’autosuggestione, dell’autocolloquio negativo e delle immagini disfattiste che rinforzano il ciclo di sofferenza in un crescendo di blocchi che originano, mantengono e esacerbano le disfunzioni sessuali (Carderi A. 2013).

Uno stimolo sessuale esterno o interno ancorato a ricordi spiacevoli di passati insuccessi, timori e immagini disfattiste attivano a livello inconscio una serie di auto colloqui negativi ansiogeni che se prolungati nel tempo riducono il desiderio sessuale inducendo una risposta sessuale disturbata (Araoz, 1984).

La presenza di pensieri ansiogeni impedisce l’attenzione verso le sensazioni indotte dalle stimolazioni esterne e blocca l’elaborazione di fantasie sessuali eccitanti, facendo quindi venire a mancare importanti componenti di attivazione in grado di far scattare nella corteccia limbica l’interruttore innescante il desiderio.

L’ansia e la distrazione si accompagnano a un terzo fattore: l’errata focalizzazione sul compito. Ed è su di esso che la tecnica sessuale va a intervenire.

Le distorte percezioni e le erronee valutazioni cognitive che ne derivano rendono impossibile il cambiamento e rinforzano il ciclo di sofferenza in un crescendo che raggiunge l’acme nel processo identificato da Araoz come autoipnosi negativa (AIN).

L’AIN consiste di tre elementi ipnotici che concorrono ad alimentare i problemi sessuali di origine psicogena, quali:

  1. Il pensiero acritico quale attivazione negativa dei processi inconsci;
  2. Le immagini negative attive;
  3. Le suggestioni postipnotiche sotto forma di auto asserzioni negative derivate dal pensiero acritico e dalle immagini negative.

L’obiettivo principale della terapia sessuale consiste nella rielabolazione delle problematiche immediate e più superficiali che ostacolano una soddisfacente espressione sessuale (Fenelli, Lorenzini, 1999).

Rientrano tra questi fattori, ad esempio, l’ansia derivante dalla previsione di una prestazione inefficace, la paura di essere rifiutati o la difficoltà a controllare le proprie emozioni (Fenelli, Lorenzini, 1999).

Le mosse del terapeuta sessuologo consistono nella prescrizione di esperienze che il paziente deve svolgere al di fuori della seduta; questi “compiti” hanno come scopo quello di fargli raggiungere obiettivi concreti che gli rimandino la possibilità di un cambiamento positivo e del ristabilirsi di un buon funzionamento sessuale.

Per ottenere ciò, occorrono prescrizioni dirette o indirette di comportamento, paradossi e ristrutturazioni che, rompendo la dinamica che mantiene la situazione problematica, facciano compiere il salto di qualità di livello logico indispensabile all’apertura di nuove vie di cambiamento, con conseguente crescita personale e nuovo equilibrio psicologico (Watzlawick, et al., 1974).

Il metodo usato dalla Kaplan concentra l’efficacia della terapia sessuale sul connubio tra terapia mansionale e psicoterapia.

La persona attraverso l’esecuzione delle prescrizioni sviluppa un senso di controllo e acquisisce nuovi pensieri e immagini adattative sia in termini di autocolloquio positivo sia di azioni adattative.

Le mansioni sessuali, ad esempio, consentono alla persona di acquisire reazioni appropriate nuove eliminando quelle associazioni distruttive tra sessualità, senso di colpa e paura (Kaplan, 1976).

Le esperienze sessuali positive servono a fugare le paure coercitive e l’anticipazione dell’insuccesso che impediscono una sana espressione sessuale.

L’obiettivo della terapia sessuale integrata è quello di modificare le cause immediate – ansia da prestazione, inadeguata consapevolezza delle proprie sensazioni sessuali, l’autosservazione ossessiva, immagini mentali negative – e profonde – conflitti latenti nella coppia, senso di colpa, ansie e resistenze, transfert verso il coniuge di aspetti negativi di se – dei sintomi sessuali.

Quindi, oltre al corollario mansionale, la terapia sessuale si incentra pure su una psicoterapia di cura pre-sessuale atta ad aiutare i pazienti a superare eventuali blocchi psicologici.

È, infatti, attraverso l’esperienza che il paziente fa in prima persona che si mettono in moto le risorse che egli ha a sua disposizione raggiungendo così un maggior grado di consapevolezza.

Quindi, far sperimentare le strategie e le tecniche consente alla persona e alla coppia di passare dalla rappresentazione all’osservazione del comportamento e alla sua successiva consapevole modificazione nella pratica.

Fare esperienza di sé attraverso le mansioni pone l’individuo e la coppia di fronte a celati sentimenti di insicurezza, colpa, ansia, difese a cui si deve la sintomatologia e che sono all’origine delle resistenze.

Indispensabile è l’indagine sui fattori predisponesti, precipitanti, di mantenimento e contestuali.

La variabilità delle strategie terapeutiche consente un’adeguata personalizzazione del trattamento, che viene adattato con flessibilità al singolo individuo ed allo specifico problema che manifesta.

Creare modelli di comportamento che il paziente possa sperimentare con successo promuove, infatti, un maggior senso di competenza, di capacità, di speranza e uno spirito di cooperazione tale da contrastare il senso di impotenza del soggetto (Weeks e Treat, 1998).

Inoltre, la prescrizione sessuale/mansionale è utilizzata come rimedio per arrivare alla remissione del sintomo risparmiando tempo e aggirando inutili resistenze.

dr.ssa Anna Carderi

tratto da Terapia Sessuale in Ipnosi, Alpes Italia, 2013