stalking

L’effetto dello Stalking sull’equilibrio psico-fisico della Vittima

Lo stalking si caratterizza per l’insistenza e la reiterazione di un comportamento o di un atto persecutorio volto a molestare la vittima o a porla in uno stato di paura e soggezione, provocandole un disagio fisico e psichico tale da comprometterne il normale svolgimento della quotidianità.

Sono circa 2 milioni 77 mila le donne vittime dello stalking.
I dati Istat indicano che il 50% delle violenze fisiche o sessuali sono state precedute da stalking e che nel 10% dei casi le molestie assillanti si sono concluse con l’omicidio.

Obbiettivo dello stalker è di sottrarre all’altro il potere ed il controllo della propria vita attuando comportamenti che conducano la vittima ad isolarsi dalla famiglia, dagli amici e in genere da tutti i sistemi di relazione sociale.

Spesso il molestatore (persecutore rifiutato) è qualcuno che ben conosciamo, un ex partner (50%), che agisce nel tentativo di recuperare il rapporto o per vendicarsi del rifiuto percepito.

In questo caso lo stalking assume le caratteristiche di minacce esplicite, riconducibili, ad esempio, a recriminazioni o a motivi di contenzioso; denigrazione della perseguitata, ad esempio, con la diffusione di filmati che la ritraggano in atteggiamenti intimi/sessuali; iniziative giudiziarie relative all’affidamento, al mantenimento, agli incontri con i figli; molestie e minacce più o meno esplicite finalizzate esclusivamente ad imporre un controllo sulla vita della persona e una limitazione della sua libertà; abuso verbale e/o fisico nei confronti di terze persone (familiari, amici) che sostengono o aiutano la vittima; comportamenti oppressivi caratterizzati da elevati livelli di violenza fisica, verbale e danneggiamenti a cose di proprietà della vittima; atti persecutori fortuiti o premeditati.

In altri casi ci troviamo davanti al molestatore in cerca di intimità o ad un corteggiatore inadeguato, come un amico o un collega, che agiscono con l’intento di stabilire una relazione sentimentale, imponendo insistentemente la propria presenza.
Meno frequente è il caso di individui affetti da disturbi mentali, per i quali l’atteggiamento persecutorio ha origine dalla delirante convinzione di avere una relazione consensuale con la vittima.

Lo stalker più pericoloso è il predatore poiché la vessata, in quanto “preda”, è ad elevato rischio di subire violenza fisica, sessuale e/o omicidiaria.
Il livello iniziale di conoscenza fra la vittima e questa tipologia di “stalker” è basso e il tipo di approccio è inizialmente benevolo, per poi diventare sempre più persecutorio.
Il predatore spinto da una pulsione sessuale, lesiva e omicida, si infiltra sistematicamente nella vita della preda prescelta e gode nell’inseguirla e nel cacciarla.
Questa tipologia di stalker possiede un’accentuata freddezza emotiva e spesso ha un disturbo antisociale della condotta.

In seguito a questi comportamenti intrusivi, indiretti (telefonate, appostamenti) o diretti (l’avvicinare la vittima in pubblico), di controllo e di ricerca di contatto non graditi la persona può manifestare, alternativamente o cumulativamente:
a) grave e perdurante stato di ansia e paura;
b) fondato timore per l’incolumità propria o dei propri cari;
c) cambiamento delle proprie abitudini di vita.

La vittima, di fronte a tali comportamenti persecutori ripetuti nel tempo, sentendosi continuamente sotto assedio con uno sgradevole senso di libertà depredata e il doversi continuamente guardare intorno sviluppa uno stato di continuo timore e di allerta per ciò che potrà accadere (Rossi R. 2005).

Affinchè un comportamento assuma i connotati dello stalking e diventi perseguibile in quanto tale deve avere una pluralità di condotte tipiche (omogenee o disomogenee) e reiterate di molestie.
Telefonate silenti nel cuore della notte, sms osceni, hacking del profilo social, furto di password (wireless sniffing) o della posta o di oggetti personali, invio ripetuto di regali indesiderati, esposizione di foto o video intimi/privati riguardanti la vittima, pedinamento propriamente detto (sorveglianza intrusiva, continui tentativi di contatto, appostamenti e frequenti incontri ricercati), come pure il pedinamento cibernetico con martellante invio di e-mail, minacce, ricatti, molestie, sguardi intimidatori, attenzioni sgradite, atti di violenza fisica, riconducibili ai reati di percosse, lesioni o abusi sessuali (Carderi A., 2008) o atti vandalici e danneggiamenti a cose personali (casa, automobile, ecc.) della vittima, ecc., sono solo alcune delle possibili esternazioni dello stalker (Vaglio F, 2003).

L’effetto che lo stalking ingenera nella vittima riguarda tutta una serie di patologie che stravolgono il suo equilibrio psicofisico.

Ogni individuo reagisce in maniera diversa ai vari eventi con i quali è costretto ad interagire e gli eventuali traumi causati da eventi esterni non necessariamente configurano lo stesso livello di problematicità (Capri P. et al., 2009).
La risposta patologica, infatti, dipende da numerosi fattori tra cui le condizioni mentali della persona al momento del verificarsi dell’evento, l’impatto dell’evento all’interno della storia della propria vita e il significato personale che la persona attribuisce all’evento (Capri P. et al., 2009; Toppetti F., 2005; Dominici R., 2006).

Nella persona vittima di stalking possono emergere disturbi molto gravi, sia di tipo psichiatrico che organico come manie di persecuzione o disturbi psicotici veri e propri, dimagrimento o malattie dell’apparato digerente, insicurezza, preoccupazione, paura, ansia, stress, senso di impotenza, umiliazione e frustrazione, disturbi del sonno, depressione, perdita di autostima, insicurezza e nei casi più gravi disturbo da stress post-traumatico (DPTS) e tentato suicidio (Marcellino F., Trovato P., 2000).

Ottenere giustizia attraverso il risarcimento del danno esistenziale non placa l’angoscia, non cancella l’accaduto, le notti di angoscia, il terrore quotidiano, la diffidenza verso gli altri.
In realtà, niente sarà più come prima perché è la stessa persona ad essere cambiata per sempre.

Dr.ssa Anna Carderi

Tratto da Carderi A. Accertamento del danno psicologico in caso di stalking in Psicologia giuridica nel processo penale, minorile e penitenziario (a cura di R. Gorio), Maggioli ed, 2016.