La violenza tra partner intimi (IPV) è un problema sanitario diffuso a livello mondiale che colpisce le donne più comunemente degli uomini e che può verificarsi da parte di uomini e donne verso partner dello stesso sesso o di sesso opposto.
Si tratta di un fenomeno in escalation nelle relazioni romantiche e matrimoniali (Breiding et al., 2008; Coker et al., 2002) ma ancora sottostimato e non riconosciuto dagli stessi operatori sanitari (Dicola D; Spaar E).
Una violenza, quella di un partner intimo, inaspettata perché attuata e protratta proprio da quella persona di cui ci fidiamo e con cui abbiamo stabilito una stretta relazione personale tanto da considerarla “intima”.
Un partner intimo è una persona con cui si ha:
• Connettività emotiva
• Contatto regolare
• Contatto fisico in corso e/o comportamento sessuale
• Identità come coppia
• Familiarità e conoscenza delle rispettive vite
Nel termine “violenza da partner intimo” rientrano tutti di atti di violenza fisica, sessuale ed economica, stalking e aggressione psicologica, coercizione sessuale e tutti quei comportamenti di controllo da parte di un attuale o precedente partner.
L’aggressività psicologica è la forma più frequente di aggressione da parte dei partner (Cuenca Montesino et al. 2015).
L’IPV psicologico ha una prevalenza maggiore rispetto all’IPV fisico ed è stato identificato come correlato, predittivo e antecedente all’IPV fisico (Capaldi et al., 2007; Frye , Karney 2006; O’Leary , Maiuro, 2001).
L’IPV può essere meglio compreso da una prospettiva di sistemi evolutivi dinamici (DDS) in cui l’aggressività di coppia è concettualizzata come un modello di interazione che risponde alle caratteristiche e ai comportamenti evolutivi congiunti di ciascun partner, nonché fattori contestuali e influenze e processi relazionali (Capaldi , Kim, Shortt, 2004; Capaldi, Shortt , Kim, 2005).
Secondo tale prospettiva DDS le persone suscettibili verso determinati fattori di rischio hanno maggiori probabilità di diventare autori di violenza o vittime di violenza da partner (IPV).
La combinazione di fattori individuali, relazionali, comunitari e sociali contribuisce al rischio di diventare un perpetratore o una vittima di IPV.
Oltreché stimolante una relazione romantica può essere molto stressante.
La combinazione di stress e aspettative elevate può portare alla manifestazione di comportamenti volti a preservare la relazione a tutti i costi (Harper & Welsh, 2007) anche se ciò significa sperimentare la coercizione e la violenza.
La diminuita capacità di regolare con successo le risposte di rabbia durante il conflitto può dar luogo a strategie verbalmente aggressive, come manipolazione, induzione di colpa, a causa nel tentativo cosciente (o inconscio) di coinvolgere emotivamente il loro partner, in modo da assicurarsi che rimanga emotivamente investito nella relazione.
L’uso di strategie di risoluzione delle discordie coniugali più disadattative e conflittuali evolvono più facilmente nella messa in atto di comportamenti violenti.
Le reazioni di rabbia e la messa in atto di comportamenti violenti come reazione a sentimenti di rifiuto o alla minaccia di abbandono da parte della figura di riferimento può, secondo l’interpretazione di alcuni autori, essere correlata ad uno stile di attaccamento di tipo ansioso (Velotti, 2013).
A sostegno di questa considerazione, alcuni riscontri empirici indicano che gli uomini che commettono un abuso hanno per lo più un attaccamento di tipo ansioso, che si attiverebbe soprattutto per gelosia e paura dell’abbandono (Murphy, Meyer & O’Leary, 1994; Dutton, 2006).
La gelosia o la possessività sessuale degli uomini è associata a MFPV come riportato e osservato, con arresti di uomini per IPV e lesioni da IPV da parte delle donne (Kerr e Capaldi, 2011; Giordano et al., 2010; Brownridge, 2004).
Secondo Allison e Bartholomew (2006) sia i soggetti “preoccupati” sia quelli “evitanti” usano la violenza contro i partner quando questi ultimi falliscono nel rispondere ai loro tentativi di regolare il livello di vicinanza fisica ed emotiva.
L’analfabetismo emotivo e relazionale dei partner rende difficile gestire la coppia perché richiede conoscenze e abilità che nessuno – né la famiglia, né la scuola – ha mai stimolato a sviluppare (Cheli E.).
Gli atti di violenza hanno origine nel processo di socializzazione, sia attraverso la pratica dell’abuso che attraverso la trasmissione di valori che portano ad atteggiamenti che giustificano la violenza.
Conseguentemente, i bambini provenienti da contesti di violenza possono mostrare con maggiore probabilità, nelle loro relazioni future, la tendenza alla ripetizione di modelli abusanti già vissuti (Osis MJD, Duarte GA, Faúndes A., 2012).
L’approvazione della violenza contro coniugi e figli è correlata alla frequenza dell’IPV perpetrato (Markowitz, 2001).
Inoltre, atteggiamenti e convinzioni che giustificano l’uso dell’aggressività fisica nelle relazioni ad esempio, approvazione della violenza, dominio patriarcale, sono predittori prossimali di IPV.
L’aumento del numero di persone coinvolte nella violenza di genere ci obbliga ad una maggiore attenzione verso la comprensione dei fattori di rischio all’uso di violenza nelle coppie.
La presa di coscienza che una volta avviati, i violenti schemi di conflitto interagenti tra partner, sono difficili da interrompere (Shortt et al., 2012), ha portato alla necessità di identificare i fattori di rischio dell’IPV (Ehrensaft et al., 2003).
Comprendere questi fattori di multilivello può aiutare a identificare varie opportunità di prevenzione.