Io ho paura.

Chi più chi meno, quasi tutti abbiamo esperito un disagio connesso alla visione o alla vicinanza di una persona, un luogo, un oggetto o un animale.

Ma quando lo stimolo viene visto, percepito o sentito come potenziale teatro di una situazione difficile da gestire la sensazione di minaccia che ne deriva può scatenare una serie di reazioni psicofisiche, cumulabili in un corollario sintomatologico in escalation, che partendo da una agitazione di fondo, sudorazione eccessiva, tachicardia e dispnea può evolvere in uno stato angoscia e panico.

In queste situazioni ansiogene mettiamo in atto risposte più o meno funzionali che ci presenvano dalla potenziale minaccia che questi stimoli rappresentano.

Paradossalmente la paura è una di queste risposte che ci preserva dallo sperimentare quello stato di malessere che noi associamo allo stimolo minaccioso ma che invece spesso affonda le sue radici in situazioni più o meno traumatiche di rifiuto, abbandono e vergogna, esperite nell’infanzia o nell’adolescenza e che ad oggi inficiano e condizionano la fiducia in noi stessi e sulla nostra capacità di affrontare le problematiche.

Comprendere e lavorare terapeuticamente sul ‘cosa’, nel vedere, percepire o sentire quella persona, quel luogo, quell’oggetto o quell’animale, ci scatena una reazione di risposta di tipo fobico, ci consente di contestualizzare e dare forma alle nostre paure nel qui ed ora in modo da superarle e far si che non condizionino più la nostra realtà.

Dr.ssa Anna Carderi

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