L’evento Covid-19 ha portato, a tutela dal rischio di contagio, enormi stravolgimenti nella vita di ognuno di noi e a maggior ragione in quella dell’anziano.
Difatti, il riconoscimento degli anziani come popolazione maggiormente a rischio si pone come una spada di Damocle che grava e destruttura la quotidianità e tutti quegli aspetti che nella vita di tutti noi sono stati fonte di certezza.
Ciò unitamente alla paura di separarsi dai propri cari e dell’isolamento derivato dalle restrizioni imposte alla libertà individuale e alle relazioni interpersonali aggrava ancora di più il senso di vulnerabilità auto-percepita e di pericolo imminente per sé e i propri cari ed elicita nell’anziano e nell’anziano fragile o con deterioramento cognitivo, sentimenti di solitudine tali da innescare risposte di allerta ed attenzione che lo portano al ritiro sociale.
A onor del vero i disagi e i disturbi connessi al Covid-19 sembrano aver impattato sulla salute fisica e sul benessere psicologico delle persone anziane con modalità e gravità del tutto differenti.
Da una parte quegli anziani che, memori di una già sopravvenuta pandemia influenzale, la Spagnola, che tra il 1918 e il 1920 uccise circa 50.000.000 persone, sembrano emotivamente e psicologicamente più resilienti rispetto alla percezione del rischio associato al Covid-19 con la tendenza a sottostimarne la gravità che li spinge a non voler apportare limitazioni alla propria libertà individuale, relazionale e sociale.
Dall’altra, quegli anziani, soprattutto gli anziani fragili o con deterioramento cognitivo, che manifestano stati ansiosi, rabbia, agitazione, frequenti cambiamenti d’umore, ritiro, ecc. e si aggrappano ai caregiver. Persone anziane che per paura di doversi separare dai propri cari o perchè si sentono impotenti e bloccati dalla paura del contagio per se e i propri cari, o che hanno visto i propri cari ammalarsi, rifuggono le interazioni con il prossimo e scivolano sempre di più verso il ritiro sociale e relazionale.
In entrambi i casi l’impatto psicologico dei disagi connessi al Covid-19 spesso sono tali da favorire l’aumento del rischio di sviluppare o aggravare disturbi come l’ansia, la depressione, l’insonnia, l’agitazione o i disturbi affettivi, comportamentali e cognitivi già in essere poiché correlati all’avanzare dell’età.
Come possiamo garantire e tutelare il benessere psicologico negli anziani in quarantena?
Anche nella distanza, non bisogna lasciare gli anziani in balia di sé stessi.
In primis, il compito dei caregiver è quello di aiutare l’anziano ad aderire ai protocolli precauzionali e di tutela, spiegando la situazione in modo chiaro e sintetico evitando di confondere la persona con un surplus informativo.
In questa situazione i must sono riconducibili al mantenere, nei limiti del possibile, le proprie abitudini di vita e gli orari regolari, così come conservare l’impegno nell’espletare i routinari atti di vita quotidiani come la regolare preparazione e assunzione dei pasti, la cura e l’igiene personale e ambientale.
Incentivare il movimento e lo svolgimento di semplici esercizi fisici da eseguire a casa per mantenere la mobilità e ridurre la noia, esercizi di rilassamento ed esercizi di stimolazione cognitiva.
Altresì, gli studi (Santaera et al. 2017) evidenziano come coloro che avvertono un buon sostegno sociale (inteso come senso di vicinanza emotiva/psicologica) mostrano bassi livelli di solitudine auto-percepita e manifestano minor rischio di depressione.
Connettersi per avvicinarsi
Motivo per cui, importanza decisiva assume per gli anziani che vivono da soli e non solo, il mantenimento delle relazioni attraverso l’interscambio di chiamate e video chiamate giornaliere con i familiari e con gli amici.
La tecnologia sociale è un modo alternativo per comunicare, condividere emozioni, pensieri e azioni, parti della vita quotidiana e staccare la spina, alimentando il senso di appartenenza in modo da contenere e regolare stati ansiosi e depressivi, impotenza, allarme o panico (Teo, Markwardt et al. 2019)
E se tutto ciò non dovesse bastare a tutelare il benessere dell’anziano nuovamente ci vengo in contro le nuove tecnologie con programmi di supporto psicologico a distanza mirati al trattamento dell’ansia e della depressione derivate dall’isolamento.
Sentirsi libero di esprimere e comunicare i propri sentimenti inquietanti in un ambiente, anche se virtuale, da sicurezza e di supporto e solleva l’anziano dal disagio innescato dalle preoccupazioni.
dr.ssa Anna Carderi