L’attività sessuale umana è un evento psicosomatico unitario. Essa presuppone, secondo i criteri di normalità, l’integrità e il funzionamento coordinato dei circuiti psico-affettivi-relazionali e dei sistemi mentale, autonomo, sensoriale e motorio della persona che, dipendentemente dal corretto funzionamento dei sistemi neurologico, vascolare ed endocrino, consentono un sufficiente afflusso di sangue da e verso gli organi genitali, un equilibrio del sistema ormonale e uno stato emotivo sano (Buhmann et al. 2017; Basson et al., 2010).
Anche le chemioaffinità sono importanti per governare le regole di questo gioco, contribuendo all’attrazione sessuale e alla selezione dei partner. Inoltre, il genotipo è responsabile di promuovere la modulazione dell’ambiente ormonale, nonché la riproduzione e il comportamento sessuale (Buhmann et al. 2017).
Conseguentemente, qualsiasi evento lesivo o interruzione funzionale in uno dei circuiti può alterare il ciclo di risposta sessuale e provocare una disfunzione sessuale (Carderi et al. 2013).
Il ciclo di risposta sessuale è definibile come l’insieme dei fenomeni fisici e psichici che avvengono nel corpo umano in seguito ad uno stimolo erotico.
Arbitrariamente può essere suddiviso in più fasi: desiderio, eccitazione e plateau, orgasmo e risoluzione.
Diversi stimoli mentali o sensoriali causano nell’uomo e nella donna desiderio sessuale.
La fase del desiderio viene distinta dalle altre, identificate solamente attraverso la fisiologia, e riflette le motivazioni, i comportamenti e la personalità della persona. La fase è caratterizzata da fantasie sessuali e dal desiderio di praticare attività sessuale (Carderi et al. 2013).
La fase di eccitazione consiste in un soggettivo senso di piacere sessuale e in una serie di cambiamenti fisiologici quali l’erezione del pene e l’aumento della lubrificazione vaginale, l’erezione del glande e del clitoride, l’ingrossamento del seno e l’inturgidimento dei capezzoli, l’appesantimento del respiro e un aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa.
La fase di plateau è il punto dove l’eccitamento si intensifica fino a raggiunge il suo acme nell’orgasmo (Masters e Johnson, 1987).
La fase dell’orgasmo consiste in un picco di piacere sessuale, con rilascio della tensione sessuale e contrazioni ritmiche dei muscoli perineali e degli organi riproduttivi pelvici.
Durante l’orgasmo nella donna si ha un aumento della tensione mentre nell’uomo vi è la sensazione di inevitabilità eiaculatoria, con conseguente emissione di sperma, seguita da un immediato calo del desiderio e dal ritorno del pene nello stato flaccido. In quest’ultimo, al contrario della donna (Saso, 2002), segue la fase di refrattarietà in cui egli è indolente a qualunque stimolo sessuale.
Qualunque anomalia del processo che sottende il ciclo di risposta sessuale può originare una disfunzione sessuale.
Le disfunzioni sessuali presenti nel DSM V sono:
– Disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile
– Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile
– Disturbo dell’orgasmo femminile
– Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione
– Disfunzione sessuale indotta da sostanze/farmaci
Una persona può avere più di una disfunzione sessuale contemporaneamente.
Secondo il DSM V il disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile consiste nella mancanza o significativa riduzione di desiderio ed eccitazione sessuale, come manifestato dall’assenza o dalla riduzione di interesse per l’attività sessuale, dei pensieri o fantasie sessuali ed erotiche, di iniziativa di attività sessuale o di risposta ai tentativi da parte del partner, del piacere e dell’eccitazione sessuale durante l’attività sessuale. Il desiderio non è scatenato da alcuno stimolo sessuale. I sintomi si protraggono minimo da circa 6 mesi e causano disagio clinicamente significativo. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari al 11-14%.
Per quanto concerne il desiderio nell’uomo, il DSM V descrive il disturbo del desiderio ipoattivo maschile come la persistente o ricorrente insufficienza di pensieri o fantasie sessuali e di desiderio di attività sessuale. Il giudizio di carenza è fatto dal clinico, tenendo conto dei fattori che influenzano il funzionamento sessuale come l’età, il contesto di vita generale e socio culturale dell’individuo. I sintomi si protraggono minimo da circa 6 mesi e causano disagio clinicamente significativo. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari al 10-25%.
Si parla invece di disturbo erettile se l’individuo riporta in tutti o quasi tutti (75-100%) i rapporti sessuali almeno un sintomo inerente una marcata difficoltà nell’ottenere un’erezione durante l’attività sessuale e/o nel mantenere l’erezione fino al completamento dell’attività sessuale e/o diminuzione della rigidità erettile che si protrae da almeno 6 mesi e causa disagio clinicamente significativo. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari all’8%.
L’individuo soffre di eiaculazione ritardata se riporta in tutti o quasi tutti (75-100%) i rapporti sessuali, almeno un sintomo inerente un marcato ritardo nell’eiaculazione e/o una marcata infrequenza o assenza di eiaculazione che si protrae da almeno 6 mesi e causa disagio clinicamente significativo. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari all’1%.
I criteri diagnostici del DSM V per l’eiaculazione precoce individuano una modalità persistente o ricorrente di eiaculazione che si verifica durante i rapporti sessuali, circa un minuto dopo la penetrazione vaginale o prima che la persona lo desideri. Tali sintomi si protraggono da almeno 6 mesi, devono essere provati in tutti o quasi tutti (75-100%) i rapporti sessuali e causare disagio clinicamente significativo. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari al 38%.
Nel diagnosticare il disturbo dell’orgasmo femminile i criteri includenti riguardano il provare in tutti o quasi tutti (75-100%) i rapporti sessuali almeno un sintomo inerente una marcata infrequenza o assenza di orgasmo e/o riduzione dell’intensità delle sensazioni orgasmiche che si protrae da almeno 6 mesi e causa disagio clinicamente significativo. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari al 24%.
I criteri che identificano il disturbo da dolore genito pelvico e della penetrazione riguardano una persistente e ricorrente difficoltà con almeno un problema identificabile nell’incapacità di avere una penetrazione vaginale e/o marcato dolore pelvico e vaginale durante il rapporto o i tentativi di penetrazione vaginale e/o marcata paura e ansia per la penetrazione vaginale o per il dolore pelvico e vaginale, prima, durante o come risultato della penetrazione vaginale e/o marcata tensione e indurimento dei muscoli pelvici durante i tentativi di penetrazione vaginale. I sintomi devono protrarsi come minimo da circa 6 mesi e causare disagio clinicamente significativo e impedimento. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari al 12-17%.
Infine, si postula una disfunzione sessuale indotta da sostanze/farmaci quando il disturbo clinicamente significativo del funzionamento sessuale è predominante nel quadro clinico e dall’anamnesi, dall’esame obiettivo o dagli esami di laboratorio risulta che i sintomi si siano sviluppati durante o subito dopo l’intossicazione o l’astinenza da farmaci o da sostanze e/o la sostanza/farmaco implicata è in grado di produrre i sintomi. La prevalenza di tale disturbo nella popolazione generale è pari al 25-80%.
Tutte le disfunzioni sessuali possono essere classificate come:
- primarie a una lesione diretta delle strutture anatomiche coinvolte nella sessualità (sistema nervoso centrale e periferico);
- secondarie a modificazioni fisiche conseguenti alla malattia (atrofia muscolare, alterazioni del tono muscolare, stanchezza cronica);
- terziarie dovute a modificazioni psicosociali del paziente (bassa autostima, depressione, relazioni discordanti) (Nasimbera, et al., 2018).
Va da se che la malattia unitamente ai trattamenti, ai farmaci e alle patologie concomitanti, come pure ai fattori psicosociali (come il background familiare, religioso e culturale; cambiamenti di ruolo e difficoltà di relazione) e individuali (come depressione, ansia, autostima, invecchiamento, stanchezza o problemi di concentrazione) influenza direttamente e indirettamente la sessualità e il funzionamento sessuale comportando cambiamenti della vita sessuale dei pazienti e dei loro coniugi (Buhmann et al. 2017; Basson at al., 2010).
dr.ssa Anna Carderi