I campi scuola, in una alta percentuale di casi, rappresentano per nostro figlio la prima esperienza di vita al di fuori dell’ambiente familiare.
Per loro è l’occasione per crescere, acquisire autostima, diventare più autonomi facendo esperienza di sé, sperimentando numerose attività creative e sportive, e degli altri, promuovendo il controllo emotivo e il superamento di ogni sensazione di isolamento e di diversità.
Proprio per queste sue caratteristiche nella scelta del campo scuola dobbiamo tener conto delle diverse esigenze – mediche e psicologiche – di nostro figlio.
L’offerta dei campi estivi è vasta ma qual è quella che si confà di più a nostro figlio?
Possiamo puntare sul judo, trekking e tiro all’arco nel caso nostro figlio manifesti iperattività o un deficit dell’attenzione, il rugby o il basket nel caso di dislessia. Tutte attività che cercano di stimolare concentrazione e attenzione. L’attività sportiva oltre a far scoprire attitudini e capacità nascoste, favorendo così l’autonomia dei ragazzi, consente loro di canalizzare le energie, conoscere e rispettare i limiti.
Se nostro figlio predilige invece un’attività artistica, le arti del circo fanno per lui. L’acrobazia, la giocoleria, i numeri di equilibrismo e l’arte dei clown sono tutte attività che richiedono un alto livello di attenzione, di precisione e coordinazione dei gesti come pure il bricolage.
Se invece la tendenza è quella di chiudersi e non relazionarsi con gli altri, vanno stimolate le corde della socialità, dando quindi la precedenza a campi scuola in cui poter svolgere attività di squadra e in cui sono fondamentali la relazione e la comunicazione.
Inoltre, in vacanza si impara anche ad accettare e gestire una malattia come il diabete o una disabilità. È un occasione per poter condividere momenti indimenticabili con tanti ragazzi che vivono esperienze simili alle loro senza sentirsi diversi, collaborando e divertendosi insieme.
Quindi mamme e papà no panic!
Mandiamoli con fiducia e al momento della scelta tra i possibili campi scuola, lasciate che l’ultima parola sia la loro!
dr.ssa Anna Carderi
tratto da il Nuovo