La rete cela insidie come la pedopornografia e il cyber bullismo che possono danneggiare in maniera grave l’integrità dei minori la cui scarsa esperienza critica spesso li rende inconsapevoli del rischio di instaurare relazioni e contatti sociali nel web. Senza voler demonizzare Internet e la tendenza al social networking, è bene essere consapevoli che il cyber space è un “luogo” dove spesso vige l’anonimato e dove dietro ad un nickname può nascondersi chiunque.
Sms, mms, chat room, Instant Messaging (Messenger), file sharing e tutti gli spazi di social networking (FaceBook, MySpace) sono gli strumenti che ogni potenziale abusatore può utilizzare in un primo momento per entrare in contatto con la potenziale vittima, conquistarne la fiducia al fine di incontrarla off-line.
Nel grooming, il potenziale adescatore si prende “cura” (grooms) della propria vittima e, attraverso un lento accerchiamento psicologico, costruisce con essa una relazione di fiducia connotata da vicinanza emotiva, ascolto ed empatia. Nell’approcciare il minore, l’adescatore, usa tecniche di manipolazione psicologica per informarsi, ad esempio, su dove è situato il PC del minore, se i genitori o i fratelli sono presenti; per isolare il bambino dal resto delle relazioni, cercando di diventare un amico a cui confessare i propri sentimenti e segreti. Questa esclusività rende impenetrabile la relazione ad esterni e facilita l’invio/scambio di fotografie dal contenuto sessuale più o meno esplicito e la richiesta di incontro. In tale processo manipolativo l’adescatore è facilitato dalle innumerevoli informazioni che il ragazzo rilascia al momento dell’iscrizione (età, sesso, residenza, stili di vita, etc.) che gli consentono di costruirsi un personaggio in linea con i bisogni e gli interessi emersi dal profilo della potenziale vittima.
Esplicativo è il video sul grooming diffuso dalla Polizia di Stato che invito tutti a vedere; un’attivazione emotiva che più di mille parole è in grado di accrescere le conoscenze sul fenomeno. L’adescatore trova due tipi di terreno fertile su cui insidiarsi. Da una parte sfrutta l’assenza di un controllo familiare particolarmente efficace, dall’altra sfrutta la curiosità anche sessuale dell’adolescente e la sua tendenza a mettere in atto comportamenti a rischio. Spesso i ragazzi non sono vittime inconsapevoli di ciò che incontrano in rete o che non è adatto alla loro crescita (Finkelhor D, 2003).
Memori di ciò lo sforzo che deve essere fatto in termini educativi consiste nel non lasciare i nostri ragazzi a risolvere i propri problemi da soli, instaurando un dialogo promotivo e disponibile ad affrontare domande e discorsi anche imbarazzanti come la sessualità. Non farlo può portare gli stessi a contatto con adulti capaci di manipolare e strumentalizzare i loro sentimenti e desideri, approfittando dell’ingenuità, dell’inesperienza, dell’immaturità e del desiderio sessuale che ogni adolescente sperimenta in modo del tutto naturale nel proprio percorso di crescita.
Indispensabile è migliorare la conoscenza del fenomeno favorendo la promozione di interventi ad hoc come il VIRTUAL PARENT, un software che i genitori possono istallare sul proprio PC per essere avvisati, in tempo reale, dei pericoli in cui il proprio figlio, minorenne, può incorrere nell’uso delle chat. Una sorta di genitore virtuale che entra in funzione quando il genitore si assenta o è impossibilitato ad assistere il minore nella sua navigazione per garantire che nessuno arrechi danno sia morale che fisico al bambino o adolescente.
Comunque, non dimentichiamo che, aldilà di filtri e blocchi del PC, per essere efficace un intervento deve provenire ed agire su più fronti cosicché la comunità, i servizi e le istituzioni rappresentino una sinergia di risorse al cospetto della salvaguardia dei diritti del minore.
dr.ssa Anna Carderi