Vecchie inibizioni sociali, tabù e categorizzazioni di tipo ideologico, morale o religioso hanno per secoli alimentano l’aura di peccato e di colpa inerente al piacere sessuale della donna, influenzando in modo restrittivo la sessualità e il piacere femminile. Tutto ciò ha da sempre impedito alla donna di assumere un atteggiamento più attivo verso la propria soddisfazione sessuale in modo da vivere il sesso in maniera più serena.
Il piacere femminile nasce da una compliance di fattori che oltre a riguardare i genitali interessano soprattutto il cuore e il cervello. Vicinanza emotiva, passione, impegno, amore, affetto, intimità, accettazione sono questi gli ingredienti base che coadiuvano il piacere.
Baciarsi, toccarsi, esplorarsi, stimolarsi vicendevolmente sono tutti comportamenti che predispongo al piacere e favoriscono il raggiungimento della piena eccitazione e dell’amplesso.
Inoltre, il piacere sessuale viene amplificato da una sorta di predisposizione psicologica a relazionarsi con il proprio corpo. Relazionarsi con il proprio corpo ci consente di scoprire cos è che ci da piacere per poi chiederlo al proprio partner, dichiarando chiaramente ed esplicitamente ciò che ci piace e ci da piacere. Il concedersi all’altro indipendentemente dal proprio piacere e dalla soddisfazione individuale, è infatti una delle cause più diffuse del persistere di una disfunzione sessuale.
Inoltre, parlare di sessualità ci consente di vivere serenamente la vita sessuale e trasforma la sessualità nello strumento attraverso cui comunicare al proprio partner desiderio, fiducia e senso di appartenenza. La sessualità così vissuta diventa lo spazio comune all’interno del quale condividere e scambiarsi emozioni, sensazioni e piacere, concedendosi all’altro con un senso di fusione, pienezza, completezza, coappartenenza e gioia; perché “Il rapporto sessuale più strepitoso è semplicemente quello che ci rende felici, indipendentemente dall’intensità dell’orgasmo e dalla durata del rapporto”.
dr.ssa Anna Carderi