Sempre più spesso mi trovo ad avere a che fare con genitori incapaci di comprendere i bisogni dei propri figli e di figli alla disperata ricerca di un contatto affettivo e di una relazione positiva e paritaria con i propri genitori. In tale scenario le difficoltà nei rapporti tra genitori e figli si manifestano, in particolare, nell’incomunicabilità reciproca. Incomunicabilità che si crea ogni qualvolta che non prendiamo in considerazione la loro opinione, il loro giudizio e banalizziamo i loro problemi. Comunicare va ben oltre dire ad un figlio ciò che deve o non deve fare o rimproverarlo quando sbaglia o delude le nostre aspettative. Significa uscire da una condizione in cui è necessario farsi ascoltare per entrare in una di propensione all’ascolto, poiché è dall’ascolto che nasce la capacità di comprendere e conseguentemente di accettare anche ciò che a volte solo apparentemente sembra inaccettabile. Bisogna comunicare con i figli, facendo attenzione alla propria capacità di ascoltare ma anche a quella di affrontare i conflitti perché ogni forma di violenza, anche solo verbale, spegne la possibilità di avere una vera relazione affettivamente matura. In più ciò concorre a creare personalità violente o timorose ed incapaci di esprimersi perché emotivamente immature.
Per contro comunicare in modo emotivamente significativo con loro equivale a riconoscergli una propria personalità e, non vederli come un nostro prolungamento ma come una entità a sé stante, diversa e separata dagli altri, li aiuta a rinforzare la propria autostima e ad avere una equilibrata immagine di sé, favorendo il loro processo di crescita.
I figli vanno rassicurati sul proprio posto in famiglia e anche nel mondo.
Bisogna lasciarli liberi di esprimersi dando loro sempre maggiore autonomia e responsabilizzazione ma all’interno di regole chiare che rappresentano una base di partenza per dare senso all’ambiente che li circonda