Talvolta mamma e papà si trovano a dare risposte ai propri figli non sempre facili.
Come quando, percorrendo in macchina strade i cui cigli pullulano di giovani donne svestite che vendono il proprio corpo agli affezionati offerenti, il nostro bambino ci chiede “chi sono quelle signore?? Cosa fanno??”
Superato l’imbarazzo, l’istinto è quello di preservarli da qualcosa che tanto apprenderanno lo stesso ma nel modo sbagliato, dal tam tam dei coetanei.
Allora come comportarsi?
Consapevoli che la favoletta dell’autobus o quella del fidanzato non arginerà la curiosa e imbarazzante domanda del nostro frugoletto, sarà molto più utile e sano affrontare il discorso, piuttosto che liquidarlo banalmente.
Avete mai pensato che la mente di nostro figlio arrovellandosi sulle poche e balbettanti informazioni dategli o sull’ambiguità del nostro silenzio, dei nostri tabù e stereotipi potrebbe partorire idee morbose e squalificanti su di sé intrise di inadeguatezza e peccato e inficiare sulla sua autostima e sul senso che ha di sé?
I bimbi imparano quello che vivono!
Quindi se rispondiamo alle loro domande con imbarazzo, paura, insicurezza, vergogna o critica stiamo gettando i semi della loro timidezza, della loro insicurezza, del loro senso di colpa; per contro se parliamo con loro in modo chiaro, sincero, sereno, tollerante e disponibile, stiamo forgiando il loro senso di giustizia, di amore, di fiducia in se stesso e nell’altro, creando così le condizioni favorenti una crescita sana.
Inoltre, rispondere alle domande in modo consono e nella misura della loro richiesta, rispettando il loro bisogno di sapere e di conoscenza senza confonderli ancora di più, li rassicura rispetto alle loro emozioni e li preserva dall’impatto che le intense tensioni sessuali provocate dall’ostentazione e dall’esibizione dei corpi in strada potrebbero avere in chi è ancora immaturo per capirle e gestirle. In questo modo li proteggeremo da ciò che non sono ancora in grado di elaborare.
Assecondare la loro curiosità, rispondendo alle domande in maniera semplice e chiara, usando parole ed esempi comprensibili e adatti all’età è un occasione per insegnargli nel caso specifico il valore umano della donna e il rifiuto della sua mortificazione e mercificazione, introducendolo ai concetti di uguaglianza, di amore e di rispetto reciproco che accompagnano una buona sessualità.
Quindi, prima di chiedersi se il bambino è sufficientemente grande per parlare di prostituzione, sesso e quant’altro è meglio chiedersi se noi adulti ne siamo capaci.
A fronte di ciò quattro sono gli imperativi per rispondere in modo sano, funzionale ed efficace a questa e alle 1000 domande delle nostre giovani canaglie:
- mai evitare il discorso, anche se vi imbarazza;
- mai rimandare le risposte a quando “sarà grande”;
- mai stupirsi delle loro domande;
- mai deriderli o compiacersi per i loro quesiti.
Ricordiamoci il silenzio crea solo danni, soprattutto perché i bambini le risposte se le danno comunque.
dr.ssa Anna Carderi