Le dimensioni del pene sembra essere uno dei temi più presenti negli uomini.
Si stima che il 3,3% delle richieste di visita andrologica siano motivate dal sospetto/convinzione di avere un pene piccolo. Convinzione spesso associata ad una erronea percezione dei genitali e sotto la quale può celarsi una dismorfofobia peniena, fenomeno questo che sembra essere in costante aumento.
La dismorfofobia peniena consiste in una distorta percezione dell’organo genitale che, pur avendo dimensioni e forme appropriate, è visto dalla persona come troppo piccolo o troppo grande o troppo curvo. Nel caso in cui le anomalie fisiche siano reali, il problema è vissuto dal paziente in modo esagerato. Questa preoccupazione ha i caratteri dell’idea ossessiva e i comportamenti ad essa associati sono quelli delle compulsioni. Le preoccupazioni inerentemente l’aspetto e le dimensioni del proprio pene sono fonte di sofferenza e possono presentarsi in modo persistente o ricorrente per parecchie ore al giorno.
Tale patologia può determinare ansia, depressione e condurre ad una condizione di isolamento sociale in cui il soggetto rifiuta il contatto con le donne e all’insorgere di una marcata sensibilità alle tematiche di riferimento. Questi pazienti si sentono ridicoli, deformi ed i controlli allo specchio non fanno altro che confermare le loro convinzioni.
I comportamenti secondari ai vissuti dismorfofobici presentano analogie con le compulsioni. Frequenti sono i controlli allo specchio oppure le condotte tese a migliorare o nascondere o eliminare il difetto fisico. Quasi immancabili sono i ripetuti controlli medici finalizzati a richieste di interventi o terapie correttive. Le aspettative riguardo alle modalità di correzione del loro difetto sono generalmente del tutto irrealistiche, per cui raramente si ritengono soddisfatti delle modifiche apportate al proprio aspetto.
Per quanto concerne il trattamento i pazienti con dismorfofobia peniena tendono a evitare la terapia sessuale e preferiscono rivolgersi ai chirurghi. Tuttavia la maggioranza dei soggetti o non trae alcun miglioramento o subisce un aggravamento della sintomatologia.
Il 79% degli interventi di allungamento penieno viene eseguito in presenza di un pene di dimensioni perfettamente normali, e quindi con finalità puramente estetiche, al pari della rinoplastica o delle protesi mammarie, e, solo il restante 21% è praticato per patologie organiche.
Questi dati confermano l’importanza di una chiara diagnosi differenziale utile a rilevare quanto la richiesta di eventuali interventi di allungamento è direttamente correlata ad una reale caratteristica di micropene, cioè un pene che presenta una lunghezza inferiore a 2,5 SD rispetto alla media (per età e per epoca di sviluppo sessuale, in assenza di altre anomalie anatomiche dell’organo) che nell’adulto di razza caucasica presenta in erezione da ICI una lunghezza del pene di 14,50cm, una circonferenza prossimale di 11,92cm e una circonferenza distale di 11,05cm, a un dismorfismo penieno (malformazioni dell’organo quali il pene torto congenito e la sindrome di La Peyronie) o alla dismetria (effettivo discostarsi delle misure dal range di normalità) o invece si tratta di un disturbo da dismorfismo penieno.
Nei casi di dismorfofobia peniena, infatti, è necessario un intervento psicosessuologico utile a ridimensionare il vissuto catastrofico del paziente. Un intervento atto a rieducare e fare riappropriare alcuni uomini della loro sicurezza e stima di sé al fine di migliorare le percezione di alcune parti del proprio corpo e permettere così alla persona di riappropriarsi di uno status di “potere” necessario al buon funzionamento intimo e relazionale.