Ogni condizione che turbi l’equilibrio del sistema individuo-professione-ambiente può essere un potenziale fattore di stress.
È importante ricordare che gli eventi sono stressanti nella misura in cui sono percepiti come stressanti: un evento può essere fonte di stress per una persona e stimolante occasione di sfida per un’altra.
Sono molti i fattori che nella vita di tutti i giorni generano stress.
Essi possono essere fisici (shock elettrico, esposizione al freddo, a rumori, a campi magnetici), metabolici (riduzione dei livelli di glicemia), psicologici (prova d’esame, abusi, conoscere persone nuove), psicosociali (lutto , separazione, disoccupazione, questioni legali).
Tutte situazioni, in cui ogniuno di noi, a proprio modo e con i propri strumenti, cerca di affrontare efficacemente lo stress.
Questo è il coping!
Il coping (dall’inglese to cope = far fronte) è quindi quel processo adattivo che mettiamo in atto per fronteggiare e gestire gli stressor.
Il coping comprende perciò tutte quelle strategie cognitive e comportamentali che mirano a ridurre il rischio di probabili danni indotti da eventi stressanti (coping focalizzato sul problema) e a contenere le reazioni emozionali negative (coping focalizzato sulle emozioni).
Ovvero, la persona cerca di affrontare, comprendere ed elaborare a livello emotivo, cognitivo e comportamentale quanto è successo e di riflettere facendo congetture sulle circostanze e sulle cause al fine di controllare le specifiche richieste interne e/o esterne che vengono valutate come eccedenti le risorse della persona.
In particolare, le strategie di coping differiscono tra loro a seconda dell’utilizzo e della modalità di approccio o di evitamento messa in atto. Ci sono persone che hanno la tendenza ad affrontare il problema in maniera diretta, cercando soluzioni per fronteggiare la situazione esterna che provoca stress, in questo caso si parla di task coping (centrato sul compito); altre si focalizzano e si abbandonano ad emozioni di speranza o rassegnazione (emotion coping); altri ancora negano la situazione focalizzandosi su attività che distolgono l’attenzione dal problema (avoidance coping).
Non sempre le nostre strategie, però, garantiscono il successo!
Ad esempio negare l’impatto emotivo o evitare di affrontarlo può impedire un coping costruttivo e la conseguente risoluzione del problema.
Se la strategia è disfunzionale può addirittura amplificare la situazione stressante.
La risultante è che spesso ci sentiamo bloccati da pensieri come … “Non ce la farò mai” … “Sono un debole” … “Capitano tutte a me” … in un ruolo limitante ed invalidante come quello di vittima che concorre a mantenere inalterata la reazione di stress.
Per non bloccarsi in questo ruolo limitante ed invalidante, nella persona vanno sostenute e rinforzate quelle strategie di coping (“capacità di far fronte agli eventi”) che possano fungere da “cuscinetto” emotivo ed affettivo.
È necessario che la persona sia aiutata al riconoscimento di quei pensieri che ostacolano il normale processo di adattamento (ristrutturazione cognitiva dei significati attribuiti all’evento) favorendo un pensiero meno rigido del tipo “Anche questa passerà e la mia vita migliorerà”.
A tal fine è utile far leva sulle situazioni passate che la persona è riuscita a superare che avvalorano le sue capacità, darsi tempo necessario per affrontare l’evento, cercare e saper usufruire del sostegno degli altri.
Inoltre, il confronto diretto con il problema permette di pianificare una soluzione più funzionale ed efficace al problema.
Tutto ciò consente alla persona di assumere piena consapevolezza di quanto è accaduto, riesaminare i suoi valori, accettare di essere vulnerabile e cominciare a pensare che l’esperienza drammatica che ha vissuto è servita anche a farlo crescere e maturare: “non posso controllare tutto quanto accade intorno a me, ma posso controllare la mia reazione”, “ho fatto del mio meglio, non potevo fare altrimenti”;
dr.ssa Anna Carderi